Terremoto, parla il geologo Boschi: “Non è la faglia di Amatrice”

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Una scossa di terremoto di magnitudo 4.6 è stata registrata alle 5.11 con epicentro a 2 chilometri dalla cittadina di Muccia nel Maceratese con ipocentro a 9 chilometri di profondità. Lo Speciale ha raggiunto il geologo Enzo Boschi per cercare di capire quanto queste scosse potranno ancora continuare e se esiste il rischio di un aumento di intensità. Il sindaco di Muccia ha parlato di un incubo che va avanti dai tempi di Amatrice con la gente che non riesce più a dominare la paura. Che fare a questo punto?

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Professore, c’è un collegamento fra le scosse di queste ore nel Maceratese e il sisma di Amatrice del 2016? Siamo in presenza dell’attività di un’unica faglia? 

“Non si può parlare di stessa faglia perché qui non siamo vicinissimi ad Amatrice. Ogni terremoto ha la sua faglia. E’ la zona ad essere particolarmente interessata da questi eventi. Poi dobbiamo chiarire un equivoco: non è la faglia a generare il terremoto, il terremoto è una faglia che si attiva.  Il sisma è determinato da una frattura delle rocce della crosta terrestre e la faglia è la superficie di frattura. E’ vero però che c’è un sistema di faglie che interessa tutto l’Appennino dalla Calabria fino alla Liguria. Quindi non c’è un’unica faglia ma una stessa zona sismogenetica”.

Partendo dalla faglia è possibile stabilire dei tempi di durata di queste scosse e del loro eventuale esaurimento?

“No, non è possibile stabilirlo. Lungo l’Appennino le scosse ci sono e ci saranno sempre. A volte ce ne sono poche, in altri momenti ce ne sono di più. A volte passano inosservate, altre volte invece sono avvertite con maggiore o minore intensità”.

Ma almeno sulla base di precedenti esperienze o affidandosi alla casistica è possibile stabilire se possano arrivare scosse di intensità ancora maggiore?

“Purtroppo non si può escludere nulla. Va detto che gli edifici fatiscenti in quella zona sono già crollati tutti con il terremoto del 2016 ed in particolare con la violenta scossa di ottobre. La gente quindi teoricamente oggi dovrebbe vivere in sicurezza, visto che le zone già devastate dovrebbero essere state abbandonate tutte” .

Il sindaco di Muccia però ha parlato di una situazione ingestibile. La gente da due anni non riesce più a dominare la paura. Ogni volta si deve ricominciare da zero, con la ricostruzione non soltanto materiale ma anche psicologica. Che dire a queste persone?

“Comprendo perfettamente lo stato d’animo di chi vive con la paura costante del terremoto. Conosco bene queste situazioni. Tuttavia nel momento in cui non si vive più all’interno di strutture fatiscienti ma in luoghi più sicuri il rischio di nuove tragedie dovrebbe essere scongiurato. Poi è chiaro che la paura ci sarà sempre e produrrà i suoi effetti sul piano psicologico”.

Il centro Italia dunque è sotto torchio. Rischiamo di perdere interi patrimoni senza poter far nulla?

“Purtroppo tanto patrimonio lo abbiamo già perso, sono crollati molti edifici importanti, chiese, monumemti storici, sia a L’Aquila che in altre zone. Ma se non si fa prevenzione purtroppo questo sarà sempre inevitabile. Queste zone lo ripeto sono sempre attive, anche se la gente spesso se ne dimentica. Bisogna rendere sicuri gli edifici. Soltanto così la gente potrà abituarsi a convivere con il rischio del terremoto e forse a vincere, se non totalmente, almeno in parte la paura”.

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