Funerali di Somma Vesuviana: nonostante la presenza delle istituzioni e della politica, per qualche ora è andata in onda l’Italia politicamente scorretta. Quella che sarà dimenticata presto e che sarà velocemente sostituita dall’Italia della divisione, del pensiero unico, della strumentalizzazione, dei media faziosi e dell’ipocrisia.
Davanti alla bara del vice-brigadiere Mario Cercellio Rega, infatti, i segni e i simboli più belli, più veri della nostra civiltà; quelli che l’ideologia del nulla e della irrealtà non possono, né potranno mai cancellare: il berretto da Carabiniere, il rosario, il tricolore italiano. Emblemi di un’appartenenza civile e spirituale che assegna ad ogni uomo la propria missione su questa terra. E vicino alla bara, i fatti migliori della vita delle persone, le cose che contano: la famiglia, la moglie, i concittadini, la comunità, le radici.
Ebbene sì, il vicebrigadiere Mario Cercellio Rega questi simboli li ha incarnati e applicati nella sua pur breve vita. Con amore e dedizione. Con poca pubblicità. L’umiltà dei grandi.
Il suo essere Carabiniere, servitore dello Stato, patriota e credente, per come ci è stato raccontato e per come l’ha raccontato chi l’ha conosciuto bene, non erano, né sono stati momenti separati, ma uniti nella stessa persona. La sua vocazione e passione civile è stata fino all’estremo sacrificio indistinguibile rispetto al suo lavoro e alla sua fede.
Davanti e dentro la Chiesa, l’Italia migliore, quella che testimonia, che compostamente e sobriamente piange i suoi uomini, quella che non odia e non usa, quella che non accetta le versioni ufficiali e le strumentalizzazioni politiche. Anche a Somma Vesuviana c’è la prova che gli italiani ancora possono ambire al meglio e contribuire a costruire una società pulita, più integra. Mario in ciò, è stato e sarà, un pezzo di noi, un pezzo di tutti i padri, di tutti i figli, di tutti i cittadini.
Questo naturalmente, come ha detto il premier Conte, è il tempo del raccoglimento e del lutto. Ma da domani la morte del vice-brigadiere non deve restare impunita. Bisogna capire la dinamica di una vicenda tuttora oscura.
Gli assassini, sia per ideologia, sia per noia, sia per vizio (la droga, l’alcol, le dipendenze varie) sono assassini e basta.
Ci interrogano sulla mancanza di senso e di valori della nostra epoca, sugli esempi e miti sbagliati. E invece, nella rappresentazione mediatica ci si divide sempre su una distinzione ideologica folle: assassini in quanto nordafricani (basti ripercorrere l’iter dei media circa le prime notizie sulla mattanza subita dal Carabiniere), assassini in quanto americani, oppure tanti epiteti per impedire la naturale associazione di idee: rapinatori, killer, bestie. Inganni uguali e contrari.
La verità deve essere chiamata per nome. Sia se si tratti di migranti non integrati, sia se si tratti di balordi, sia se si tratti di giovani altoborghesi, schiavi della droga e capaci di trasformarsi in demoni senza controllo. Non ci sono morti di serie a, e di serie b, per cui un carabiniere vale meno di un migrante morto in mare.
La politica deve smettere di essere casta lontana dalla realtà pure nelle analisi e nelle ricette. I seminatori di odio sono dappertutto, dai giornalisti-militanti, da quella professoressa che ha detto “uno di meno” e che si è concentrata sull’espressione “poco intelligente” del vice brigadiere, e da chi adesso, sposta scientificamente il tema (che non conviene, non è politicamente corretto), e pensa unicamente ad utilizzare la foto del ragazzo americano bendato Christian Hjorth, reo confesso, per colpevolizzare ancora una vola l’Arma dei Carabinieri.
Ed è indubbio che solo da noi, ci sia e ci sia stata una cultura libertaria, egoistica, individualistica, anarcoide, che da decenni ha demonizzato tutto ciò che assomiglia al bene comune, allo Stato, alle regole, all’autorità sempre macchiettizzata, condannata e accomunata ad arbitrio ed autoritarismo.
Ottima l’omelia di Monsignor Santo Marcianò, il quale ha posto l’attenzione sull’emergenza-droga. Ma la droga è l’effetto di una crisi morale e culturale che sovrasta di gran lunga e precede la crisi politica. Pure lui, in tema di funerali laici e seppellimenti acattolici, sarà oscurato?
Servirà il sacrificio del vicebrigadiere?