Alla fine le elezioni regionali si sono concluse all’insegna del classico “pari e patta”. Il centrodestra esulta per aver conquistato le Marche storica “regione rossa”; il Pd a sua volta gioisce per aver difeso la Puglia e la Toscana considerate regioni in bilico e aver quindi contenuto l’avanzata del centrodestra mettendo in sicurezza il governo e la maggioranza giallorossa. Il Movimento 5 Stelle perde ovunque, i suoi candidati deludono da tutte le parti ma in compenso Luigi Di Maio, che ieri è tornato a parlare da capo politico oscurando completamente il reggente Vito Crimi, si intesta la vittoria al referendum sul taglio dei parlamentari. Tutti hanno vinto, nessuno ha perso. Abbiamo provato a fare il punto della situazione con il filosofo Paolo Becchi, che ne ha un po’ per tutti.
Partiamo dal referendum sul taglio dei parlamentari. Il Sì ha vinto sfiorando il 70%. Cosa comporterà questo risultato”.
“Come tutti sanno ero schierato per il No e ho anche scritto un libro con Giuseppe Palma per motivare la nostra contrarietà alla riduzione dei parlamentari evidenziando tutti i rischi. Ad ogni modo la volontà popolare va rispettata. Da parte mia non posso non criticare l’atteggiamento assunto dai leader del centrodestra che hanno mantenuto una posizione ambigua. Basti pensare alla Meloni che nell’annunciare il suo voto a favore del Sì ha aggiunto che in caso di vittoria del No il governo sarebbe andato a casa. Se lei, e soprattutto Salvini, si fossero schierati decisamente e da subito per il No, forse l’esito sarebbe stato diverso. Ma ormai c’è poco da recriminare. Per quanto riguarda le conseguenze, direi che dopo questa significativa vittoria del Sì la prima cosa da fare sarebbe quella di sciogliere le camere e tornare a votare, visto che ci troviamo di fronte un parlamento delegittimato dal voto popolare che non può assumersi l’onere di eleggere il prossimo Presidente della Repubblica”.
Votare anche senza una nuova legge elettorale?
“Questa è una giustificazione priva di fondamento. Si può votare tranquillamente con la legge elettorale attualmente in vigore, e in base alla legge 51 del 2019 adeguare i collegi elettorali sulla base della nuova situazione determinata dal referendum. Stupisce che proprio i 5stelle che si stanno attestando la vittoria dei Sì, difendano la sopravvivenza di questo parlamento bocciato dagli elettori. Capisce bene che far eleggere il Capo dello Stato da parlamentari che dovrebbero essere ridotti alla luce del voto degli italiani è un’operazione politicamente disonesta. Altro che lotta alla casta. I 5stelle stanno dimostrando di essere la peggiore casta e di aver preso in giro gli italiani, facendo credere loro di ridurre il numero dei parlamentari ma lasciando la situazione inalterata per altri due anni e mezzo”.
Passando alle regionali, come valuta i risultati? Chi ha vinto e chi ha perso veramente?
“Credo che il centrodestra debba riflettere molto al proprio interno e debba farlo soprattutto la Lega. Nessuno sta dicendo che vada messa in discussione la leadership di Salvini, ma in Toscana alla fine si sono ripetuti gli stessi errori dell’Emilia Romagna. Con la differenza che in Emilia c’era un candidato forte come Bonaccini da battere, mentre in Toscana la partita era aperta. La Ceccardi a mio giudizio non aveva le caratteristiche per vincere. Non è stato un candidato unitario, lo so per certo perché gli stessi leghisti toscani avevano forti dubbi su di lei. Salvini puntando tutto sulla Ceccardi ha sbagliato e credo sia giusto prenderne atto facendo autocritica”.
Non è andata meglio però neanche a Raffaele Fitto in Puglia che pure i sondaggi davano in vantaggio su Emiliano
“Fitto lasciamolo stare, meglio non parlarne. Come si fa a candidare un ex governatore già bocciato dagli elettori? Era stato sconfitto diversi anni fa da Nichi Vendola dopo un’esperienza di governo molto deludente, e ora viene riproposto come il nuovo. Diciamo che Salvini, Berlusconi e la Meloni hanno commesso un errore a testa. Salvini con la Ceccardi, Meloni con Fitto e Berlusconi con Caldoro già sconfitto cinque anni fa da De Luca. Era proprio così difficile scegliere candidati nuovi e più credibili agli occhi degli elettori? E’ andata bene nelle Marche, ma certamente non si può cantare vittoria per una sola regione”.
Come vede il futuro del governo?
“Diciamo la verità, il governo ne esce bene. soprattutto ne esce alla grande Zingaretti che col Pd riesce lentamente a riprendersi i voti dei 5stelle che subiscono una netta sconfitta. Basti pensare che solo in Puglia e in Campania riescono a superare di poco la soglia del 10 per cento e in Veneto non riescono nemmeno ad esprimere un consigliere. Questo voto in pratica sta a testimoniare che gli italiani non sono poi così scontenti di come è stata gestita l’emergenza Covid, perche non ne vedono ancora gli effetti negativi. Viviamo in un modo sospeso dove uffici pubblici, scuole, università, banche, lavorano a ritmi ridotti o a distanza. Le elezioni sono avvenute nel periodo migliore per le forze di governo, ecco perchè la tanto auspicata spallata in realtà non c’è stata. Anzi, se si vanno a vedere i sondaggi prima dell’esplosione del coronavirus e del locdown in pratica il centrodestra veniva dato vincente ovunque, Puglia e Campania comprese. Proprio il modo in cui i governatori hanno gestito la fase acuta della pandemia, De Luca su tutti, è sembrato determinante a ribaltare la situazione. In Campania sicuramente, ma anche in Puglia. Poi c’è un altro aspetto da considerare”
Ossia?
“La distanza sempre più evidente fra il mondo reale e la rete. I social ormai rappresentano a tutti gli effetti un mondo fittizio, parallelo e del tutto diverso dalla realtà. Bastava farsi un giro sul web nelle ultime settimane e sembrava che tutta l’Italia votasse No al referendum. Così come sulla gestione del Covid. Tutti arrabbiati, tutti scontenti, tutti pronti a mandare a casa Conte e il Pd, e alla fine i risultati delle urne sono stati diversi. Questo dimostra che la rete è del tutto inaffidabile e che chi si ostina a seguirla pensando che rappresenti il Paese reale commette un grandissimo errore”.
In conclusione cosa consiglia a centrosinistra e centrodestra?
“Al centrosinistra, e a Zingaretti in particolare, dico che sarebbe un peccato non capitalizzare questo risultato. Come? Alzando la posta, chiedendo ai 5stelle il Mes e ogni altra cosa, ma potrebbe anche giocarsi la carta delle elezioni anticipate. Ormai è del tutto chiaro che il Pd è ritornato al centro della scena politica e che il Movimento 5stelle è destinato ad essere soltanto una costola della sinistra. Al centrodestra invece consiglio di smetterla di cullarsi sugli allori fidandosi dei sondaggi. A parte la Campania, in Toscana e in Puglia si poteva vincere se soltanto si fossero ascoltate le perplessità del territorio. Un tempo, dopo ogni elezione, i partiti si chiudevano nelle proprie stanze e analizzavano i risultati elettori con l’obiettivo di valutare gli eventuali errori e non ripeterli. Invece nel centrodestra l’analisi del voto non si fa mai e così, dopo la sconfitta in Emilia ecco ripetuti gli stessi errori in Toscana. E anche sul referendum sarebbe servita un’analisi più approfondita, evitando di stare dalla parte del Sì per convenienza politica ma dando l’impressione di tifare per il No contro il governo. Ambiguità che poi si pagano. E il centrodestra oggi ha poco da gioire e molto, ma molto, da riflettere”.