Sulla manovra di bilancio presentata dal governo i media stanno evidenziando le divisioni nel centrodestra, ed in particolare il malcontento di Matteo Salvini che sarebbe rimasto a bocca asciutta, costretto ad accontentarsi di piccoli contentini. Giorgia Meloni insomma avrebbe guidato il gioco rispettando il realismo richiesto dall’Europa e frenando le spinte propagandistiche degli alleati. Ma è davvero così? Ne parliamo con l’economista e parlamentare europeo della Lega Antonio Maria Rinaldi.
Le cose stanno davvero come le riportano i giornali? La Lega è rimasta a bocca asciutta in questa legge finanziaria?
“Mi sembra che chi scrive certe cose sia fuori dal mondo. E’ ovvio che un programma di legislatura non possa essere realizzato tutto al primo consiglio dei ministri, chi pensa questo non capisce niente di politica evidentemente. La sinistra ha governato quasi ininterrottamente negli ultimi dieci anni, eppure non ha realizzato nulla di ciò che aveva promesso. Adesso si pretende che in un mese la Lega porti a casa tutto? Direi che la verà novità invece sta nel fatto che il governo ha già posto dei seri paletti, cosa che prima non avveniva”.
Quindi sta dicendo che la realtà è diversa?
“L’urgenza che tutti abbiamo sotto gli occhi è di aiutare le imprese e le famiglie a fronteggiare i costi energetici e tre quarti delle risorse sono state investite proprio per questo. C’è chi sta dicendo che Draghi ha messo di più, ma ci si dimentica di dire che quel di più è la somma di più manovre, mentre questa è la prima del Governo Meloni e il segnale mi sembra molto importante. Poi ci sono altre urgenze, come quella di disinnescare gli effetti della Legge Fornero che torneranno a regime il primo gennaio; a tale proposito è stata prevista una opzione per tamponare questi effetti nel 2023 e avere il tempo per progettare una riforma strutturale”.
Dicono che avete portato a casa poco o niente sulla Flat Tax, che è da sempre il cavallo di battaglia di Salvini. E’ così?
“Anche qui chi dice questo lo fa in malafede o perché non conosce i meccanismi. La soglia di coloro che potranno godere della tassa al 15% di fatto è stata già alzata da 65mila a 85mila euro per quella platea di partite iva che hanno subito più di tutte i disastri della pandemia. Mi pare che la Lega i suoi impegni li stia rispettando e se il buongiorno si vede dal mattino direi che il percorso è già a buon punto. Mi pare che le critiche siano esclusivamente di natura ideologica.”
Quindi condivide il giudizio della Meloni che ha parlato di manovra coraggiosa?
“Assolutamente sì, è una manovra molto coraggiosa che va nell’interesse del Paese. E’ una finanziaria fondata su due obiettivi: essere sostenibile e produrre effetti positivi”.
Intanto però le maggiori polemiche riguardano il Reddito di cittadinanza. Quali effetti positivi si potranno avere se si tolgono i sussidi a chi non ha lavoro?
“Anche qui si stanno facendo tante inutili strumentalizzazioni. Mi meraviglia la difesa ad oltranza del Pd che si è sempre detto contrario a questa misura. Ora è diventato il paladino del reddito, sperando forse di poter portare a casa l’accordo con i 5Stelle alle prossime regionali nel Lazio e in Lombardia”.
Non è vero che lo avete abolito?
“Il Reddito di cittadinanza sarà mantenuto per tutte le persone che ne hanno effettivo bisogno perché non sono abili al lavoro. Si tratta soltanto di verificare gli abusi che sono stati commessi, e questo non lo diciamo noi ma ci sono accurate inchieste dei Carabinieri e della Guardia di Finanza che hanno scoperto varie truffe da parte di falsi percettori. In secondo luogo è poi necessario ridefinire i criteri per chi è abile al lavoro. Non deve essere concepito come un sussidio a tempo indeterminato, ma deve essere erogato in via temporanea come strumento per agevolare l’ingresso nel mercato del lavoro. Come del resto era stato concepito sin dalle origini. Giusto erogarlo quindi a chi non ha un lavoro, ma non può diventare un alibi per rifiutare proposte di occupazione come avvenuto fino ad oggi. Chi rifiuta un lavoro pur essendo abile perde il diritto a percepire il reddito. Altrimenti nessuno vorrà più lavorare”
Sulle pensioni come pensate di intervenire in concreto?
“La nostra proposta per disinnescare gli effetti della Fornero è quella di introdurre nel 2023 la quota 103, che farà da ponte in attesa di definire una riforma strutturale. Si andrà in pensione a 62 anni con 41 anni di contributi e alcune eccezioni per ciò che riguarda i lavori particolarmente usuranti e l’opzione donna. Il nostro obiettivo però è quello di definire una riforma organica a partire dal 2024 per evitare che ogni anno si debba intervenire con misure tampone”.
Come pensa che sarà accolta la legge di bilancio in Europa?
“L’Italia è entrata in Europa molto svantaggiata dal punto di vista del rispetto dei parametri di Maastricht a causa del suo debito pubblico. E’ come se in una partita di calcio si partisse già sotto di tre gol. Per questo siamo stati sempre dei sorvegliati speciali, controllati a vista. Oggi però, dopo i disastri della pandemia e della crisi energetica, lo spirito è in parte cambiato e si percepisce la volontà di imporre meno rigore rispetto al passato. Noi stiamo monitorando attentamente la proposta della Commissione europea portata avanti da Gentiloni per la riforma del patto di stabilità e crescita con elementi personalizzati. Stiamo vigilando per non cadere dalla padella alla brace, perché purtroppo fino ad oggi quando in Europa si sono modificati i trattati, lo si è sempre fatto in modo peggiorativo”.
Pensa quindi che potrà esserci un atteggiamento meno ostile nei confronti dell’Italia?
“Lo spero, ancora di più dopo che la Germania ha messo in campo un investimento statale di 200miliardi per aiutare le aziende tedesche a superare l’impatto della crisi energetica, violando in modo palese gli articoli 107 e 108 del trattato di funzionamento dell’Unione Europea che disciplina gli aiuti di Stato. E’ evidente che molti tabù stanno cadendo e questo ci conforta, facendoci sperare di portare a casa risultati prima inimmaginabili”.
Il ministro Giancarlo Giorgetti può essere una garanzia da questo punto di vista?
“In Europa tutti chiedono e ottengono qualcosa, mentre noi italiani fino ad oggi siamo sempre venuti a prendere ordini. C’è la concreta possibilità di invertire questo paradigma alla luce di un approccio meno rigorista determinato dagli effetti della pandemia e della crisi energetica. Non possiamo più continuare ad accettare tutto ciò che ci viene imposto penalizzando il sistema economico italiano. Basti pensare a quello che hanno subito gli avanzi primari, ovvero gli avanzi al netto degli interessi sul debito; nessun Paese è stato penalizzato come il nostro da questo punto di vista. Per questo rispetto agli altri Stati siamo cresciuti sempre meno. Ci siamo affidati ciecamente a regole molto lontane dal nostro modello economico imposte da Bruxelles”.
Insomma, si spera in un cambio di passo.
“Questo dipenderà soltanto da noi ma che l’aria in Italia sia cambiata lo percepiscono chiaramente nelle stanze europee. Non è un caso se l’unico elemento di delegittimazione che riescono a tirare fuori per colpire il nostro Paese è lo spauracchio dei fascisti al potere. Questo vuol dire che in Europa hanno perfettamente capito che a Roma c’è un governo che come gli altri punta a fare gli interessi dei propri cittadini e del proprio tessuto economico. Cosa che fino ad oggi non è avvenuta. Ricordate il motto social del Pd che recitava ‘Le nostre battaglie nell’Unione Europea non erano per l’interesse dell’Italia ma perché ritenevamo fossero interesse dell’Europa’? Noi dobbiamo ragionare nell’ottica diametralmente opposta, riaffermando cioè che le nostre battaglie saranno nell’interesse esclusivo dell’Italia, perché un’Italia più forte sarà più utile anche all’Europa”.