L'Esorcista compie 40 anni e festeggia con un ritorno al cinema

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Inizia il countdown per gli amanti del cinema horror, oramai mancano 24 ore all’attesissimo ritorno in sala di un film che del suddetto genere ha fatto la storia: L’Esorcista.

Il capolavoro di William Friedkin compie 40 anni e spegne le candelinenelle sale cinemtaografiche dove tornerà solo per la giornata di domani in versione integrale, con i famosi 11 minuti “director’s cut”, censurati nel 1973 perché ritenuti troppo violenti ed offensivi e con immagini migliorati grazie al digitale che ovviamente 40 anni fa non esisteva.

Il film ha spaventato 4 generazioni, è stato il papà di molte pellicole prodotte successivamente in casa horror movie, e nonostante il successo di pubblico anche per i due sequel, “L’esorcista II – L’eretico” e “L’esorcista III”, il primo film resta quello entrato nel mito, complice l’interpretazione spaventosa di una giovanissima Linda Blair, nei panni di Regan MacNeil, ragazzina che verrà posseduta dal perfido demone.

Tanto ha fatto discutere e parlare all’epoca della prima uscita nel 1973, tantoi fa ancora discutere oggi, che anche personalità del mondo dello spettacolo aspettano ttrepidanti la giornata di domani per rivivere la storia.

Cosi come ha infatti raccontato Francesco Bianconi, leader dei Baustille,che afferma: “perchè si guarda un film horror? per il piacere di provare il brivido della paura. Eppure, la prima volta che vidi in tv L’Esorcista (ai tempi dell’uscita al cinema ero appena nato), non mi spaventò. O meglio, mi spaventò senza darmi alcun piacere. Mi disturbò parecchio, forse perché non riuscivo a catalogarlo, non riuscivo a farlo rientrare nella categoria del giocare ad avere paura. All’epoca imputai queste sensazioni al fatto che l’avevo visto su un televisore in bianco e nero Grundig dallo schermo davvero piccolo e molto malandato. Mi ingannavo, in realtà, dal momento che sullo stesso apparecchio avevo visto altri horror con reazioni profondamente diverse da quelle ricevute dalla visione del film di Friedkin, e tutte, a loro modo, “rassicuranti”. No, qui c’era qualcosa che non andava, e questo qualcosa stava nella natura stessa del film. Cosa fosse lo avrei capito solo un po’ di anni più tardi.

La trama è risaputa e il titolo del film la dice lunga: la figlia adolescente (Linda Blair) di un’attrice di mezza età comincia ad avere strani disturbi della personalità; i disturbi si intensificano in maniera inquietante; la madre tenta ogni via scientifico-razionale per cercare di individuare la patologia e trovarne la cura, ma tenta invano; la madre ricorre all’aiuto di un esorcista, sempre più convinta ormai che la natura della malattia della figlia sia soprannaturale.
Per “L’esorcista” Friedkin prende a prestito un romanzo di William Peter Blatty, tratto da un presunto caso di possessione accaduto a un quattordicenne del Maryland all’inizio degli anni Quaranta. La sceneggiatura, opera dello stesso Blatty, è atipica per il genere: per tutta la prima metà del film la storia si concentra sulla “malattia” dell’adolescente e sui tentativi ad opera della madre di diagnosticarla. Analisi, pareri neurologici, elettroencefalogrammi. In parallelo, la vicenda di un prete psichiatra che perde l’anziana madre e viene divorato dal senso di colpa fino a far vacillare la propria vocazione di fede. Sarà lui a essere chiamato in causa dalla madre quando i tentativi di analisi scientifica falliranno uno dopo l’altro. E sarà lui a far entrare la storia nel campo dell’ignoto, dell’inspiegabile, del metafisico. Questi tre aggettivi connotano ogni film horror che si rispetti. Eppure, da appassionato del genere, anche oggi, a quarant’anni, continuo a essere scettico. Non sono convinto che “L’esorcista”, “l’horror più terrificante di tutti i tempi” sia un horror. E’ sicuramente un film terrificante, nel senso etimologico del “far tremare”. Ma siccome è il modo in cui si fa tremare a essere significante di un codice, di un genere, mi pare sempre più evidente che il film di Friedkin disturba e fa tremare non nel senso in cui può far tremare o disturbare un film horror. Troppo viene mostrato, e troppo viene mostrato secondo stilemi fuori contesto. Realismo: tutto è nitido, delineato, chiaro. Il mostro stesso, il diavolo se volete, il volto della Blair deturpato e ringhiante, è sempre troppo perfettamente a fuoco. Tutto è illuminato, come in anatomia, come in autopsia, non in romanzo. Il terrore, più che dal contatto con l’illogico, scaturisce dall’oscenità. Carmelo Bene sosteneva che “osceno” significa “fuori dalla scena”. Non teatralizzato, non scenografato. Osceno è ciò che è reale e non rappresentato. Ecco, questo film è terrificante, e continua a esserlo dopo quarant’anni, perché riesce a raccontare l’ignoto in maniera oscena. Niente nebbie, sfumati, o bui del gotico. Soltanto il male oscuro, portato alla luce”.

Per gli appassionati la lista dei cinema che domani proietteranno il film è consultabile sul sito www.nexodigital.it.

Per chi invece non può recarsi al cinema, stasera Italia1 regalo un brivido agli spettatori trasmettando, stranamento in prima serata, il film con i famosi 11 minuti extra.

Vittorio Zenardi

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