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Che la perversa e brillante genialità di Matt Groening fosse argomento da libro, diciamocelo pure, lo abbiamo sempre pensato. Dai trent’anni in giù, infondo, siamo cresciuti un po’ tutti con Homer Simpson e tutta l’allegra compagnia di Springfield, facendone spesso oggetto di chiacchierate e discussioni con amici e conoscenti. Qualche impresa letteraria, in verità, c’è stata ma nessuno aveva ancora pensato ad un omaggio alla più forte contaminazione dei Simpson, dopo la critica sociale: il cinema. Alzi la mano chi non abbia mai riconosciuto, almeno una volta, una citazione di un film più o meno nazional-popolare. Da interi episodi ispirati a Shining di Stanley Kubrick, a citazioni disneyane ( La Carica dei 101, tanto per dirne uno), a Indiana Jones, a gusti per palati ancor più raffinati, come Citizen Kane di Orson Welles. Insomma, ce n’è per tutti i gusti. Un elenco di citazioni interessante, accurato e divertente è stato infine partorito dalla mente brillante del giovane Michele Galardini, ex studente del DAMS, che ha pensato bene, su questo rapporto di convergenza, di scriverci un libro. “I Simpson e il cinema”, edito da Felici Editori , ha una gestazione lunga e studiata ma, a quanto pare, sta dando molte soddisfazioni. Abbiamo incontrato Michele a Bologna ad una delle sue numerose presentazioni in giro per l’Italia e abbiamo esplorato nel dettaglio la sua creatura.
Ciao Michele, benvenuto su What’s Up. Innanzitutto, vorremmo conoscerti meglio: parlaci un po’ di te.
Sono un ex studente del Dams laureatosi nel 2011 con una tesi sulle forme ipertestuali tipo remake, sequel ecc. Vivo nella ridente Pistoia dove mi occupo di giornalismo online con due testate, Reportpistoia e CarnageNews. Ho scoperto il cinema tardi, nel senso che sapevo fin da piccolo di aver qualcosa in comune con tutti quelli che facevano il countdown per l’uscita del tale film del tale regista ma fino ai 15-16 anni l’ho vissuta come una distrazione. Poi mi sono messo a testa bassa a vedere film su film e a partecipare ai festival, per recuperare il tempo perso! I Simpson, invece, credo di averli nel sangue fin dalla nascita, anche se sono venuto al mondo 4 anni prima di Homer, Bart, Lisa, Marge e Maggie. Arrivato a 28 anni sono un caso patologico, anticipo le battute e le canzoni degli episodi: è snervante vedere I Simpson con me.
Da studente/amante del cinema, passando per la tua passione per i Simpson, fino ad arrivare alla pubblicazione di un libro. Ci racconti la genesi della tua creatura?
La mia creatura nasce nel 2008, quando mi metto in testa di preparare una tesi triennale a Pisa sui livelli di umorismo nei Simpson. Chiaramente un paio di capitoli dovevano essere dedicati al citazionismo, cioè a tutti quei momenti in cui la serie prende in prestito sequenze da alcuni dei film più belli della storia del cinema. Quella tesi era un embrione, l’assaggio di un mondo che negli anni successivi ho imparato a conoscere in profondità, tenendo quel testo in un cassetto, finché grazie a tre professori di Pisa, De Santi, Cuccu e Ambrosini, sono approdato alla Felici Editore. A convincerli delle potenzialità del progetto è stata l’assenza di una bibliografia dedicata al rapporto fra Simpson e cinema. Ad oggi posso dire che il mio è il primo volume che tratta di questo rapporto ma aspetto da un momento all’altro che qualcuno venga a smentirmi!
Durante la presentazione del libro a Bologna, hai detto che sul web hai trovato tantissimi blog e siti sulla contaminazione cinematografica dei Simpson. Perché credi che una serie a cartoni animati sia così amata e seguita dal pubblico ormai da 25 anni? Anche se, dobbiamo ammetterlo, la serie ha perso mordente.
Domanda complessa. Penso prevalentemente perché è una serie ben scritta; perché ha intercettato lo spirito di rinnovamento a cavallo fra gli anni ’80 e ’90; perché è stata postmoderna prima che il postmoderno diventasse uno status symbol; perché ha raccontato e continua a raccontare l’evoluzione del nostro mondo invece che rifugiarsi in un universo parallelo totalmente astratto. La serie ha perso di mordente perché nel corso degli anni si sono alternati registi e sceneggiatori più o meno capaci di portare avanti lo spirito delle prime 12 incredibili stagioni. Teniamo di conto che negli USA, già dopo la quarta stagione, si parlava di declino dei contenuti.
Qual è il punto di forza dei Simpson rispetto, magari, ai Griffin, altra serie amatissima dal pubblico?
Il loro essere contemporaneamente elitari e popolari. Nel senso che in una puntata puoi riconoscere tutte le divertenti citazioni cinematografiche, letterarie, musicali oppure puoi non riconoscerne nessuna e il divertimento non cambierà affatto. Cioè, io rido tantissimo quando Homer dà un cazzotto a Lenny sulla nuca senza motivo e rido tantissimo quando rivedo per la millesima volta la parodia di Shining. I Griffin sono i figli più prossimi ai Simpson, assieme a South Park, ma riesco a vederli più come un divertissement puro, nato dalla mente del one-man show Seth MacFarlane, che come un momento per pensare, attraverso i mezzi dell’ironia, alle centomila ingiustizie o assurdità del nostro mondo.
Ritorniamo all’argomento principale: le citazioni cinematografiche. Matt Groening ne usa a migliaia, alcune riconoscibili ai più, altre un po’ più raffinate ma certamente frutto dell’inventiva di un grande appassionato di cinema. Secondo te, si tratta di una strategia per strizzare l’occhio al pubblico e arruffianarselo? Oppure è semplice e puro amore per i film?
Non penso sia un tentativo di ingraziarsi il pubblico, per due motivi. Il primo è che questo tipo di operazioni difficilmente sfondano e resistono nella tv, soprattutto se si tratta di un cartone animato che, per definizione, almeno fino a 20 anni fa, doveva essere un strumento di intrattenimento rivolto ai più giovani che non potevano avere consapevolezza delle citazioni. Il secondo è che i film citati non appartengono al mondo del blockbuster, cioè alla grande distribuzione, ma sono in gran parte pescati dalla storia del cinema. Lasciando da parte Hitchcock, Kubrick, Scorsese e Spielberg, ogni tanto ci imbattiamo in citazioni di film come Tom Jones, free cinema inglese, Quarto Potere, caposaldo del cinema ma sicuramente non trasmesso su Rai 1 in prima serata, e via discorrendo. Penso che sia nata spontaneamente questa necessità di raccontare attraverso le immagini di altri media, nel momento in cui il primo nucleo di creatori/sceneggiatori si sono accorti di voler davvero dire qualcosa attraverso le immagini animate.
Qual è il tuo episodio/citazione preferito? E il personaggio preferito?
Non è facile però, così su due piedi, mi viene in mente la puntata in cui Burns ritrova il suo orsetto Bobo, parodia di Citizen Kane di Orson Welles. Tutto l’episodio è un capolavoro di rimandi, strizzate d’occhio e cortocircuiti narrativi fra serie tv e film. Non ho un personaggio preferito, mi piacciono molto i comprimari come Boe, Disco Stu, Lenny e Carl e il mitico, inarrivabile, Hans Uomo Talpa.
La scomparsa di Tonino Accolla è stato un grave lutto per tutti gli amanti della serie. Tu come hai reagito?
Ero a Livorno, dovevo presentare il libro alle 18,30. Alle 17 una mia amica mi manda un messaggio: “E’ morto Tonino Accolla”. Nonostante fosse malato, ho pensato che qualcosa in quell’istante si era interrotto, qualcosa che aveva traghettato la mia esperienza di spettatore fin da giovanissimo. Non solo per la voce di Homer ma per la direzione del doppiaggio, capace di creare fin dalle prime stagioni neologismi intraducibili come “bacarospo” che sono entrati nell’immaginario comune italiano, proprio come in America è successo per “eat my shorts”.
Dal punto di vista editoriale, quali difficoltà hai riscontrato?
Poche, nel senso che la casa editrice si è subito attivata per organizzare presentazioni e interviste sulle testate cartacee e online. L’unico ostacolo sono state le immagini che purtroppo non abbiamo potuto inserire nel libro per problemi di copyright. Per il resto mi piace molto girare l’Italia e confrontarmi con i simpsoniani di tutte le regioni.
Credi che il sodalizio tra te e Homer proseguirà?
Non credo che si fermerà mai. Continuerò a guardare i Simpson e continuerò a convincere gli ultimi scettici rimasti a cominciare questo fantastico percorso. Non farò mai a meno di quei 20-40 minuti giornalieri di pace assoluta in cui alimento il mio cervello (o quello che ne è rimasto) e, ne sono certo, anche il mio spirito (sempre se esiste!).
Denise Penna