Take Five

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Take Five, secondo film italiano in concorso, prende il nome da un classico del jazz, registrato dal Dave Brubeck Quartet nel 1959.
Divenuto celebre soprattutto per il suo caratteristico ritmo in 5/4, un irregolare tempo quintuplo in cinque beat.
È da allora anche un’espressione idiomatica, il cui senso, letteralmente, è Prendine cinque.
E cinque sono appunto i protagonisti di Take Five.
Altrettanti personaggi che portano nella finzione gli stessi nomi (e in qualche caso le stesse esperienze) che nella realtà hanno i loro interpreti.
Cinque “assolo”, in una delle città più jazzy del pianeta: Napoli
Il regista Guido Lombardi che aveva ben impressionato nel 2011 con il film Là-bas – Educazione criminale, presentato alla 68. Mostra del Cinema di Venezia, premiato come “Miglior Film” tra quelli presentati nella Settimana della Critica e con il “Leone del Futuro – Premio Opera Prima”, crea un noir malinconico e mai scontato.
Una rapina apparentemente facile che coinvolge cinque personaggi che hanno sempre ruotato intorno al mondo del crimine. Carmine(Carmine Lanzetta), un idraulico con il vizio del gioco indebitato con la mala, Gaetano (Gaetano Di Vaio) ricettatore con diversi anni di carcere alle spalle, Sasà (Salvatore Striano)fotografo di matrimoni che prima era il miglior scassinatore della piazza eRuocco (Salvatore Ruocco) pugile dotato masqualificato a vita per aver rotto una sedia in testa a un arbitro.
Infine si aggiunge pure lo Sciomen(un grande Peppe Lanzetta)il più leggendario tra i gangster cittadini, sia pure di un altro decennio, appena uscito da una lunga reclusione, oggi fragile e depresso.
Il colpo e la spartizione del bottino innescheranno dinamiche imprevedibili che porteranno lo spettatore in una girandola d’emozioni e colpi di scena.
Seppur con qualche “attesa” di troppo nella parte centrale, Lombardi riesce bene a disegnare e farci conoscere le psicologie dei personaggi riuscendo a farli interagire insieme con abile alchimia.
Riuscita la scelta di riprodurre alcune scene in slow-motion, come quella della piscina, per dare maggior intensità emotiva.
Da segnalare, in conclusione,il bel montaggio serrato e la splendida fotografia, nati da un cast  tutto al femminile con le brave Annalisa Forgione e Francesca Amitrano.

Vittorio Zenardi

 

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