Gina Sorace, scrittrice emergente, si racconta su What's Up

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Ha alle spalle la pubblicazione di due romanzi, due thriller avvincenti, “Il rifiuto del si” e “Le solitudini”, entrambi apprezzati dalla critica e dai lettori. Gina Sorace, scrittrice foggiana, oggi è al suo terzo romanzo, “Le colpe nel sangue”, e si racconta per noi in un’intervista.

Ciao Gina, benvenuta su Whast’Up!

Iniziamo la nostra intervista partendo subito del tuo ultimo romanzo, “Le colpe nel sangue”. Hai definito questo libro un giallo ma con venature erotiche, puoi spiegarci perché?

E’ un romanzo sensuale perché volevo mettere a nudo la capacità di essere nudi e di essere veri. La verità implica giudizio e critica, come la nudità, all’inizio la si apprezza poi saltano all’occhio i difetti. Meglio la chirurgia estetica, quindi la falsità.

Da cosa nasce il titolo del libro?

In questo mio terzo giallo, il protagonista è un ginecologo che si confronta con la fallacia ravvisata nell’educazione impartitagli, ed anche con molto genitori di sue pazienti adolescenti. Ci sono genitori troppo convinti di conoscere a fondo i figli, ebbene, sono dei falliti. Le colpe dei genitori si trasmettono ai figli, nel sangue, appunto.

Hai una laurea in giurisprudenza, cos’è che invece ti ha spinto verso la letteratura?

Anche se amo molto le scienze delle costruzioni, scrivere e leggere sono pulsioni che non mi hanno mai abbandonato, anzi. Ho composto il primo giallo a sette anni, poi, a dieci pagine dalla fine, lo stralciai, perché mia madre mi scoraggiò profondamente. Meglio non dire ciò che si pensa ai propri figli, o no? Io ho un cattivo rapporto con la verità, fa sempre male. Amo la verità per meglio dire, ma la temo.

C’è un autore o una particolare corrente letteraria a cui ti ispiri?

Lo stile della Christie è bello e superato, mi riferisco ovviamente alle tecniche investigative arcaiche descritte nei suoi libri. Mi piacciono i romanzi del realismo russo, amo molto Dostoevskij e lo leggo in lingua originale. Ne parlo otto.

Per conoscerti meglio, puoi dirci quali erano i tuoi libri preferiti da ragazza?

I classici intramontabili, soprattutto francesi e russi. Con la letteratura tedesca ed inglese non ho un bellissimo rapporto. Ho letto Hardy recentemente sotto l’influenza di Anastasia delle 50 sfumature di grigio. Che dire, lineare e intramontabile anche Thomas Hardy. In quanto a Goethe quando lessi Le affinità elettive mi capitò un brutto episodio, ne ho un ricordo infelice. L’amore, come la verità, è solo sofferenza…

Oggi il rapporto dei giovani con la lettura è ancora troppo sporadico, l’Italia è uno dei paesi in cui si legge di meno. Cosa pensi bisogni fare per avvicinare più persone al mondo dei libri?

Verissimo, anzi, si legge poco e si comprano ancor meno libri. Quando si legge di solito lo si fa o con il book crossing o tramite prestiti bibliotecari…Vuoi una risposta per nulla scontata? Andrà sempre peggio, e lo dico contro i miei interessi. La gente non vuole sognare né sperare più, conserva le poche energie rimaste per sbarcare il lunario. La lettura era sogno ed era speranza.

Oggi però qualcuno si è avvicinato di più alla lettura grazie agli e-book, che permettono sicuramente un vantaggio economico ed inoltre sfruttano la tecnologia, che sui giovani fa sempre presa. Tu cosa pensi degli e-book? Ti piacciono o preferisci il classico libro?

A breve ho una intervista in radio e proprio il conduttore mi chiedeva di inviargli il libro per posta perché gli e-books non sono proprio allo stesso livello. Beh, l’odore della carta stampata crea piacevole dipendenza.

Cosa dovrebbe spingere i lettori a leggere “Le colpe nel sangue”?

Tra tutti i miei lettori, non ce ne è stato uno contro il protagonista…per poi giustificarlo! Tutti sono sinceri, ma poi, quando giunge il momento di proteggere i propri interessi, ottenere un lavoro, mantenere saldo un rapporto, salvarsi la pelle, TUTTI, dico tutti, sottolineo TUTTI, siamo bugiardi. E’ la migliore ancora di salvezza. Nessuno è se stesso ad un colloquio di lavoro o al primo incontro con i suoceri…e peggio ancora se deve insabbiare di crimini, come Roberto, il protagonista.

Un’ultima domanda: progetti per il futuro?

Non ho né progetti, né futuro, e sono felice per questo mio nichilismo pessimista. Ho 33 anni, ho già visto tutto il mondo marcio che dovevo vivere. Se dovessi addormentarmi e non svegliarmi più, mi andrebbe di lusso. I progetti creano frustrazione se non li si concretizza, farsi trasportare dalla corrente è molto meglio. I miei allievi, quelli più menefreghisti, sono quelli più felici e a loro va sempre bene. Questa lezione di vita l’ho appresa proprio da loro.

Grazie Gina!

Vi lasciamo col booktrailer del nuovo romanzo!
https://www.youtube.com/watch?v=03kcGDRjXNY

Dorotea De Vito

 

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