Margherita (Margherita Buy) è una regista di successo in crisi creativa che deve affrontare alcune difficoltà anche nella vita privata, la malattia della madre e un rapporto che sta finendo. Accanto a lei il fratello Giovanni (Nanni Moretti).
Come altri registi prima di lui ( Truffaut con Effetto notte, Fellini con 8½, Scorsese con Hugo Cabret per citarne solo alcuni) Moretti, in un rapporto di complicità con lo spettatore, usa gli stilemi del metacinema e il suo alter ego filmico per interrogarsi sull’adeguatezza attuale del cinema.
Se sia ancora in grado di raccontare la contemporaneità, scrutandone le contraddizioni politiche e sociali.
Ma Mia Madre è anche un film sul distacco, sul sottile limite che separa la realtà dalla finzione, sul dolore.
In una struttura circolare, il regista filma le emozioni con una delicatezza esemplare, la macchina da presa scivola su piccoli dettagli: il comodino dell’ospedale, una mano poggiata su una spalla, uno sguardo fugace pieno di commozione.
Piccoli frammenti di un discorso amoroso che Moretti dedica al cinema, e a noi tutti, con onestà e disincanto.
Ottimamente scritto e sceneggiato, é interpretato magnificamente da tutto il cast, fra cui spiccano un’intensa Margherita Buy e uno strepitoso John Turturro.
Un’opera dove il personale si confonde con l’universale, il reale con l’immaginario, creando uno spazio libero dove potersi rifugiare per commuoversi, sorridere, riflettere.
Vittorio Zenardi