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Claudio Palumbo: in bilico tra sacro e profano

3 minuti di lettura

Claudio Palumbo giovane cantautore catanese colpisce per i testi delle sue canzoni, surreali e grotteschi, velati da una un sorta di malinconia mista a cinica verità, dove l’alto spesso si mescola con il basso.
Dopo la performance a Roma a Villa Ada incontra il Mondo i primi di Agosto ci siamo fatti quattro chiacchiere insieme.
Ciao Claudio, benvenuto su What’s Up! Quando nasce la tua passione per la musica e per la scrittura?
“Da ragazzino non capivo i Beatles, alla lunga mi stancavano. Poi iniziai a non capire più i Pink Flyod (escluso naturalmente Barrett), mi stancavano anche loro. I Queen, che piacevano a tutti, invece mi hanno sempre fatto schifo fin dall’inizio. Per caso mi capitò poi di scoprire gli Half Japanese e mi accorsi che era esattamente quello il suono che mi andava più a genio: selvaggio e viscerale.

Quali sono i tuoi gusti musicali?
“Adoro il Blues del Delta,  la No Wave e i Black Flag. Sono un appassionato di noise, post punk, shoegaze e la psichedelia più dilatata. Mi piacciono i rumorini di Angus McAlise, il “roccheroll” dei Royal Trux e Pussy Galore e la musica classica. Non sono un metallaro e vorrei approfondire certi aspetti del rap che forse ho snobbato per troppi anni. Per quanto riguarda il cantautorato ascolto soprattutto Jandek, De Andrè, Smog, Daniel Johnston e devo ammettere che la nuova leva di cantautori italiani mi mette abbastanza tristezza, anche se ci sono pure progetti interessanti (ad esempio Calogero Incanala)”.

A maggio è uscito il tuo ultimo album, “Blank Iugoslavia“ ce ne puoi parlare?
Blank Iugoslavia” è il mio terzo disco e c’abbiamo messo quasi un anno a finire le registrazioni. L’intero album cerca di stare in equilibrio tra sacro e profano ma fallisce miseramente. Sacro e profano si mischiano e diventa impossibile riconoscerli. Ci sono un po’ di fantasmi a piede libero che stanno a sguazzare tra la melma delle canzoni, gioendo disperati. Durante le registrazioni hanno partecipato tanti musicisti della scena catanese e ci siamo parecchio divertiti a registrare, nonostante gli ineluttabili scazzi e litigi.

Blank Iugoslavia - Claudio Palumbo
Blank Iugoslavia – Claudio Palumbo

Dove è possibile acquistarlo?
Blank Iugoslavia” è stato in parte prodotto dagli amici e sostenitori che hanno pre-acquistato quasi ottanta dischi permettendomi così di poterlo stampare in copia fisica. Adesso è possibile ordinare la copia fisica del disco o scaricare il formato digitale da bandcamp, oppure (l’ipotesi migliore) lo si può trovare al banchetto durante i concerti”.

In un momento dove i Talent la fanno da padroni, tu che vieni dai live e dalla dura gavetta, cosa ne pensi di questo trend?
“I Talent li conosco poco e niente e devo dire banalmente che mi sembrano una gigantesca puttanata. La gente che va in TV con l’alibi del “sogno della musica” mi lascia perplesso, è come mangiare bastoncini findus perché si ha l’hobby della pesca. Mi sembra assurdo anche che sia tutto impostato attraverso un meccanismo di competizione in cui sia una giuria di influenti coglioni a decidere. D’altro canto non riesco a provare invidia per il pagliaccio che suona perché Simona Ventura o chi per lei ha detto che è bravo, proprio non ci riesco.
Io la gavetta me la godo, ha una dimensione che mi permette di fare esperienze stimolanti e di poter comunicare senza barriere, nel male e nel bene. A ognuno il suo”.
Io la gavetta me la godo, ha una dimensione che mi permette di fare esperienze stimolanti e di poter comunicare senza barriere, nel male e nel bene. A ognuno il suo”.

Quali sono state le maggiori difficoltà che hai trovato nel tuo percorso di musicista?
“Quello del musicista è un percorso ingrato: si lavora senza sosta per fare dischi, organizzare tour, curare la promozione, fare chilometri e chilometri per suonare davanti a sette persone distratte, dormire dove capita, avere a che fare con i gestori dei locali, gli strozzini della SIAE e la supponenza di qualche addetto ai lavori. La cosa più difficile, nonostante tutto, rimane smettere di suonare e trovarsi un lavoro vero.”

Progetti per il futuro?
“Da qualche mese il mio progetto ingloba la band dei Bottarga Girls (Dino Gigliuto, Gabriele “Muluni” Pizzuto e Enrico Valenti), ad ottobre stiamo organizzando un tour in giro per l’italia (il 20 ottobre probabilmente torneremo a Roma al trenta formiche). Poi sto cercando di lavorare un po’ con la mia piccola etichetta che è Golden Catrame con le uscite dei Perky Pat e di Lazzaretto. Spero, anche se ancora non so quale sarà il futuro, di riprendere a suonare in una band di noise astratto e psichedelico che si chiama St.Pangolin. A breve, con il collettivo video Shit Brio inizieremo a girare il videoclip del brano “La Madonna è Mia” estratto da Blank Iugoslavia. Suono (con Enrico Valenti e Giulia Ruta) in un progettino chiamato My Bloody Cotoganta e da qualche giorno è uscito l’Ep “Personal Parsifal” per la minuscola e geniale etichetta Musichette con cui collaboreremo ancora.”

Vittorio Zenardi

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