Da termine sconosciuto a parola di gran moda, che spesso però viene usata a sproposito. Complice la crisi, sempre più persone scelgono di mettersi in proprio per inseguire un sogno e migliorare la propria vita. Ma la passione non basta, per ridurre i rischi di un clamoroso fallimento servono competenze, preparazione e un approccio scientifico.
Le startup sono nuove aziende configurate su un modello temporaneo o comunque come società di capitali alla ricerca di un business model ripetibile e scalabile.
Anche se inizialmente il termine era usato solo per le imprese operanti nel settore informatico o nelle tecnologie dell’informazione, oggi viene impiegato in diversi ambiti.
La situazione italiana
Ad oggi in Italia sono nate 5943 startup innovative e crescono al ritmo di circa 100 nuove imprese al mese. Sono piccole imprese che creano opportunità, economia, ricchezza.
Si concentrano per lo più nel Nord con un 55,9%, contro il 21,7% del Centro e il 22,5% di Sud e Isole. Il settore più rappresentato è l’Informatica (40%), seguito da R&S (29%) e Manifatturiero (18%).
In media, hanno 18 mesi di vita, quattro soci, un dipendente. Il 95% ha almeno un individuo fra i soci, il 31% un’altra società fra i soci, il 51% almeno un venture capitalist.
Gli investitori: i business angels
I business angels, sono una particolare tipologia di investitori che affiancano le start-up contribuendo, soprattutto dal punto di vista finanziario, ad accrescere la capacità produttiva dell’azienda.
Ottenere il supporto di questi investitori-manager esperti non è scontato perché, apportando capitali propri, i business angels devono valutare attentamente l’idea imprenditoriale individuandone le opportunità ma anche i possibili rischi.
Italian Angels for Growth (IAG)
Italian Angels for Growth è uno dei più grandi network di business angels italiani, composto da 129 soci provenienti da posizioni di vertice del mondo imprenditoriale, finanziario, industriale e delle professioni.
Investe in startup fortemente innovative, per sostenere i migliori talenti imprenditoriali che il mercato può offrire e non limitandosi ad apportare capitali in azienda, ma assumendo anche un ruolo di “active investor”, dando consigli e aiutando la crescita del progetto con un’ottica strategica di medio-lungo termine.
Per questo il processo di selezione è molto accurato e affidato ad un comitato che sceglie quindici nuovi progetti l’anno.
I business angels IAG hanno la seguente distribuzione territoriale : il 50% (circa 165) in Lombardia, in particolare nell’area milanese. Seguono Nord-Est a quota 22 (soprattutto Udine), Emilia Romagna con 12 società (9 da Bologna), 8 realtà su Roma, 7 nel Centro-Nord e 9 nel Nord-Ovest.
Principalmente sono manager (37%) e imprenditori (24%) ma provengono anche dal mondo della finanza (19%). Le loro competenze: Fintech, Manifatturiero/Industria, Internet, GDO, Elettronica, Moda e Lusso.
I settori più finanziati
Internet, ICT e Industria 4.0, sono i settori operativi in cui le startup riescono maggiormente a ottenere i finanziamenti per partire: i dati sul venture capital italiano forniti da IAG dicono che solo l’1% delle nuove imprese innovative ottiene fondi.
I soci IAG rappresentano il 3%-4% del valore degli investimenti venture capital in Italia, inclusi i fondi istituzionali, ma il loro operato è ben rappresentativo dei trend.
Nel dettaglio. Internet (30%), ICT (14%) e Manifatturiero 4.0 (11%) sono i settori sul podio per finanziamento ricevuto. Seguono Mobile / Giochi e Intrattenimento (8%), Biotech e Farmaceutico (6%), Medicale (5%).
L’importanza del Capitale umano
Le persone sono un elemento determinante, da cui dipende la nascita, lo sviluppo e il futuro stesso di una startup.
Va detto che non tutti hanno le caratteristiche per lavorarci per questo individuare le figure giuste non è facile.
Servono competenze trasversali che spesso si acquisiscono sul campo, mettendosi in gioco.
Dove le le procedure sono orizzontali e le roadmap vengono ridefinite continuamente, le soft skills diventano la priorità.
Sarà quindi fondamentale creare un team che sappia adattarsi ai veloci e continui cambiamenti, pronto a reagire ai possibili momenti di frustrazione.
Valutazione del rischio: il metodo Lean Startup
Per individuare un percorso verso un business sostenibile, riducendo drasticamente tempi e costi, e, di conseguenza, la possibilità di fallire, si può utilizzare il metodo Lean Startup elaborato dal giovane imprenditore Eric Ries, nato nella Silicon Valley e diffuso tramite passaparola in tutto il mondo.
Un sistema semplice ed efficace che trasforma il modo in cui i nuovi prodotti sono costruiti e lanciati.
Conclusioni
La visione fondamentale è che l’innovazione più efficiente è quella di cui c’è un reale bisogno da parte degli utenti.
Tutto quello che non concorre a soddisfare velocemente un reale bisogno di mercato è uno spreco.
In altre parole, l’errore maggiore è creare un prodotto che nessuno vuole, e che quindi non apporterebbe nessun miglioramento significativo al suo contesto di riferimento.
Molto spesso le start up falliscono perché i membri del Team non seguono un processo scientifico e non hanno una vision chiara e diretta, sostenuta da un team diversificato e ben coeso.
Inoltre nel nostro Paese sono tante le start up che, dopo aver ricevuto i primi soldi, vengono lasciate allo sbando e non riescono a superare i numerosi ostacoli che incontrano.
Vittorio Zenardi