Grande successo di pubblico e critica al Festival del Cinema Spagnolo, che ha festeggiato la 10ª edizione a Roma.
La manifestazione, che ha ospitato importanti protagonisti del cinema iberico tra cui Rossy de Palma attrice in Julieta e “preferita” di Almodovar, Anna Castillo per “El olivo”, Belén Rueda che ha presentato “La noche que mi madre mató a mi padre” e l’attore italo spagnolo Francesco Carril nuovo volto della scena indipendente madrilena, protagonista de La reconquista, si concluderà oggi 9 maggio 2017 con la La próxima piel, pellicola diretta da Isaki Lacuesta e Isa Campo.
Tra i numerosi film della rassegna romana, da segnalare Rara, ottima opera prima diretta dalla regista cilena Pepa San Martin che s’ispira ad un fatto realmente accaduto.
Paula e Lia sono una coppia e il loro rapporto è completato dalle due figlie di Paula, Sara che ha tredici anni e la piccola Catalina, detta Cata che ne ha otto. Tutto sembra filare liscio fino a quando l’adolescenza gioca i soliti brutti scherzi a Sara che entra in conflitto con la madre. Questo sarà all’origine dell’altro conflitto tra la madre e il padre che ora vive con un’altra donna. Paula sarà portata in Tribunale per l’affidamento delle figlie.
Impreziosito dalle splendide interpretazioni delle due giovani protagoniste (Julia Lübbert e Emilia Ossandón), Rara s’impone per una delicatezza di sguardo non comune.
Le scelte registiche sono tutte improntate a ricreare con estremo realismo gli eventi, Pepa San Martin si pone come osservatrice esterna e ricrea con naturalezza le dinamiche di una famiglia omossessuale contemporanea.
Per i “grandes éxitos”, ovvero i titoli che hanno avuto grande successo nelle passate stagioni, s’impone Blancanieves film muto in bianco e nero del 2012, diretto da Pablo Berger, tratto dalla celebre novella dei fratelli Grimm e ambientato nell’Andalusia degli anni venti.
Rifacendosi alla españoladas del XIV secolo, che rappresentavano la penisola iberica come un Paese di toreri e ballerine di flamenco, il regista crea un’opera esteticamente accattivante avvalendosi di numerose soggettive e inusuali piani sequenza.
Un espressionismo “aggiornato”, contaminato da Murnau, Lang e Dreyer, ma influenzato maggiormente da Erich von Stroheim come ha dichiarato lo stesso regista:
«Ho visto Rapacità di Erich von Stroheim con un’orchestra sinfonica dal vivo e mi ha creato sensazioni uniche. Ho voluto ricrearle per il pubblico e per questo sono tornato alle grandi produzioni anni ’20».
Vittorio Zenardi