Trump nei guai per il Russiagate ma l’impeachment è lontano

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Il Procuratore Speciale che guida l’indagine sul ruolo della Russia nelle elezioni presidenziali statunitensi del 2016 sta interrogando alcune figure più importanti dell’intelligence americana nell’ambito di un’inchiesta sempre più estesa che ora comprende l’ipotesi che il presidente Trump abbia cercato di ostruire la giustizia.

La scelta del Procuratore Speciale Robert Mueller di indagare Trump segna una svolta importante nell’indagine dell’FBI che dura da quasi un anno e che fino a poco fa era dedicata a capire il coinvolgimento russo nella campagna presidenziale e se ci fosse stato qualche tipo di collaborazione tra la campagna Trump e il Cremlino. Gli investigatori hanno anche cercato finora eventuali reati finanziari compiuti tra i collaboratori di Trump, secondo le stesse fonti.

Trump aveva ricevuto assicurazioni in privato dall’allora direttore dell’FBI James Comey, a partire da gennaio, di non essere personalmente sotto indagine. Le fonti del Washington Post dicono che questo sia cambiato subito dopo il licenziamento di Comey.

Trump è quindi è ufficialmente indagato per il reato di “ostruzione della giustizia”. Lo stesso reato che aveva portato all’apertura della procedura di impeachment nei confronti dell’ex presidente americano Richard Nixon, e che per questo aveva dato le dimissioni. Tuttavia per Donald Trump si è parlato di impeachment già prima che venisse eletto presidente, durante la campagna elettorale. Un’accusa e un destino in qualche modo annunciati, che nei primi mesi della sua presidenza sono puntualmente tornati di attualità. Trump e l’impeachment, un tormentone cominciato tanto tempo fa, un anno fa per la precisione.

La strada verso la messa in stato di accusa di un presidente americano, è un’arma nucleare che in realtà storicamente non ha mai portato (almeno in modo diretto) a rimuovere alcuno dalla Casa Bianca. L’unico caso in cui infatti portò a un risultato fu quello di Richard Nixon, nel 1974: in pieno scandalo Watergate, la procedura di Impeachment era ad un passo dall’essere approvata alla Camera (ma il procedimento non era ancora iniziato al Senato) e Nixon si dimise prima. La Costituzione americana recita che il Congresso può avviare l’Impeachment per “tradimento, corruzione o altri crimini e delitti”. Una formula dunque abbastanza ampia, eppure nella storia americana si è fatto ricorso alla procedura solo raramente; e nel caso di Trump, al momento sembra molto improbabile. Prima di tutto, l’Impeachment deve essere votato dalla maggioranza della Camera dei Rappresentanti, ovvero 218 su 435 membri. Al momento i repubblicani hanno 238 seggi, i democratici 193, 4 posti sono vacanti. Il che vuol dire che i democratici dovrebbero convincere 25 repubblicani a mettere sotto accusa Trump. Al momento molti lo criticano, ma e’ improbabile che un numero così alto si schieri contro.

Il secondo passaggio è il processo in Senato, che sarebbe presieduto, dal Chief of Justice, il presidente della Corte Suprema, John G. Roberts, jr. In ultimo il Senato dovrebbe votare se condannare o assolvere Trump. Due terzi dei senatori dovrebbero votare a favore della condanna, che è una soglia decisamente alta (nei giorni scorsi nessuno dei due partiti è riuscito a superare la soglia dei 60 voti, necessaria per evitare il filibustering, l’ostruzionismo). La storia è della parte di Trump. Solo due presidenti sono stati messi in stato d’accusa e mai nessuno è stato rimosso. Andrew Johnson, all’indomani della Guerra Civile, si scontro’ con i repubblicani, che spingevano perché gli Stati meridionali pagassero un prezzo più salato per unirsi all’Unione; alla fine lui destituì il segretario alla Guerra, Edwins Stanton, senza il permesso del Congresso e questa fu la buccia di banana. Al processo in Senato, Johnson evitò la rimozione, anche se per un voto appena. Bill Clinton è stato il secondo presidente a subire l’Impeachment per il caso Lewinski. Tra i capi d’accusa, oltre alla falsa testimonianza, anche l’ostruzione alla giustizia. E in Senato, votarono per la sua assoluzione tutti i 45 senatori democratici, più i repubblicani necessari a salvarlo. Come finì lo scandalo più famoso della storia americana, quello per il Watergate, è noto: Nixon sull’orlo dell’accusa di Impeachment e destinato probabilmente a essere defenestrato, scelse di dimettersi prima.

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