Torino, prima capitale d’Italia, a suo tempo anticipò molte mode e non solo, poiché decise anche il futuro del cioccolato italiano, infatti, si dice fu servito per la prima volta quando nel 1563 divenne capitale del regno.
Nel 1678 la seconda Madama Reale (Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours) decise di concedere la prima licenza conosciuta di cioccolataio a un certo monsù Gio Antonio Ari, dal quale venivano a imparare anche gli svizzeri che oggi vantano un primato che invece a quanto pare è tutto italiano!
A Torino nacque anche il primo cioccolatino vero e proprio, incartato con carta dorata, e sempre a Torino verso la metà del 1800 si cominciò a miscelare il cacao con le nocciole tritate anticipando la Nutella, un vero anticipo del futuro dolciario nazionale e internazionale. C’era molta abbondanza di nocciole e anche a buon mercato, quindi il matrimonio fu da subito riuscito e duraturo.
Il celeberrimo cioccolatino noto in tutto il mondo, deve il suo nome a Gianduja, Gian d’la duja o Giovanni del Boccale, caratteristica maschera piemontese, simbolo della lotta per l’indipendenza che si combatté in Piemonte nel 1799, così nacque il gianduiotto oggi noto in tutto il mondo.
L’invenzione del cioccolato gianduia è merito dei mastri cioccolatieri piemontesi, i quali hanno messo a punto un nuovo tipo di cioccolato ottenuto impastando il cacao e lo zucchero con le sopra citate e generose nocciole “tonde e gentili” delle Langhe, rinomate per la loro qualità particolarmente fine e gustosa.
Nel 1806, a causa del blocco napoleonico, infatti, i cioccolatieri piemontesi non riuscendo a rifornirsi di tutto il cacao sufficiente, ebbero l’idea di mescolare meno cacao con le nocciole locali, finemente polverizzate, e soprattutto molto economiche poiché permettevano di abbattere gli ingenti costi di trasporto.
Fu nel 1865 che il cioccolatiere Caffarel creò e lanciò sul mercato un prodotto nuovo e rivoluzionario, sia per la composizione che per l’originale forma a colpo di cucchiaio, perché era così che si faceva artigianalmente, nonché per il rivestimento: era il primo cioccolatino incartato della storia!
Alla sua nascita il cioccolatino fu attribuito il nome “givù”, termine tratto dal dialetto piemontese, che in italiano significa “bocconcino”. Riguardo all’origine dell’attuale nome la versione più accreditata narra che nel 1866, durante una parata di Carnevale, un attore vestito da Gianduia ebbe l’idea di regalare alla folla i nuovi cioccolatini, gesto che fu interpretato come una sorta di battesimo, che attraverso questo gesto plateale, autorizzava il produttore a chiamare i nuovi cioccolatini gianduiotti appunto.
Altra invenzione di Torino è il bicerin; una gustosa evoluzione di una bevanda di gran moda nel fine settecento che era servita in grossi bicchieri, composta di caffè, cioccolato, latte miscelati tra loro con una melassa di zucchero. Il bicerin non ha mai conosciuto momenti di crisi e ancora oggi è di gran moda.
Una curiosità che è rara da leggere è che il tutto era accompagnato da dei “bagnati”, dolcezze artigianali di ben 14 specie e questo particolare caffè al cioccolato ancora oggi ha un successo incredibile.
Simona Aiuti