TALKING HEADS di Alan Bennett al Teatro del Lido di Ostia

2 minuti di lettura

Sabato 25 novembre 2017 (ore 21) al Teatro del Lido di Ostia va in scena TALKING HEADS di Alan Bennett, regia di Valter Malosti, con Michela Cescon, voce e corpo di irresistibili, irriverenti e caustici brani del grande autore inglese, parte della seconda raccolta della serie “Talking Heads” rappresentata per la prima volta in Italia.
Protagoniste di queste piccole commedie nere – come spesso accade nella scrittura di Bennett – sono quasi sempre donne, tutte ad un punto di svolta, tutte alle prese con quel momento della vita in cui le loro esistenze apparentemente anonime si squarciano. Per rivelare, con dissacrante ironia, un’altra vita possibile, fuori dall’ombra. «Talking Heads, titolo che si potrebbe azzardare di tradurre con “Gli straparlanti” sono una serie di monologhi nati come pezzi televisivi per la BBC. Una prima serie è stata realizzata nel 1988, una seconda nel 1998. Questa seconda raccolta è, tra l’altro, ancora inedita per le scene italiane. Sono essenzialmente dei magnifici pezzi teatrali per grandi attori e attrici – racconta il regista Valter Malosti Nella prima serie appariva, ad esempio, anche Maggie Smith. Abbiamo selezionato una coppia di testi che possono essere una sorta di tavola rovesciata. “Miss Fozzard si rimette in piedi” è in definitiva una esilarante avventura della protagonista nelle terre sconosciute del sesso non ordinario, porto con una grazia ed un umorismo irresistibili da Bennett. Tutto ruota intorno ai piedi della signorina Fozzard, veri protagonisti del testo, piedi che attendono cura e attenzione dal podologo perfetto. “Notti nei giardini di Spagna” è un testo più denso, più profondamente umano, pur se non mancano anche in questo lavoro momenti di acre umorismo. Qui la protagonista si trova a conoscere la persona che diventerà la più importante di tutta la sua vita in una circostanza tragica, quando quest’ultima assassinerà il marito che abusava di lei e chiederà aiuto nella notte alla protagonista. Nascerà da questo fatale incontro un’amicizia al femminile delicata e intensissima».

Due testi, due donne alla ricerca di se stesse e dell’amore, in cui l’autore si serve di una scrittura apparentemente piana ma in realtà piena di sottili strati, di infinitesime variazioni, e che, attraverso l’umorismo, ci porta in zone pericolose e oscure dell’animo umano. La lingua di Bennett è una sorta di veleno che sembra non lasciare traccia ma che si insinua nelle pieghe dell’ascoltatore in maniera quasi invisibile e che distilla frammenti di umanità per lo più in rovina. Una lezione di scrittura da un grande sarto della parola. «Tecnicamente è una sorta di flusso di coscienza, che la traduzione ha cercato di rendere anche in minima parte, che utilizza molte forme letterarie, dal racconto alla scrittura teatrale, intersecandole in modo perfetto e usando la punteggiatura, molto parsimoniosa, come una forma di notazione musicale – continua il regista – Ed è proprio il ritmo e il suono, curato da G.u.p. Alcaro, il punto di partenza dell’interpretazione che ho proposto a Michela Cescon, attrice perfetta per questi testi. Le scene sono di Nicolas Bovey, ispirate alla grande fotografia iperrealista e visionaria di Gregory Crewdson e ai corti cinematografici di Roy Andersson, i costumi di Grazia Materia».

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Articolo precedente

Vaccini obbligatori a scuola, Consulta respinge i ricorsi del Veneto

Articolo successivo

Cosa insegna l'inchiesta (fatta bene) da BuzzFeed sulle fake news

0  0,00