Vincitore del David di Donatello con il corto Jody alle giostre e del premio del pubblico al Biografilm Festival con L’equilibrio del cucchiaino, Adriano Sforzi ha presentato in questi giorni al RIFF Awards 2017 il documentario Più libero di prima , sulla vicenda della detenzione in India dell’amico Tomaso Bruno. Lo_Speciale l’ha incontrato per un’intervista esclusiva.
Salve Adriano, quali sono state le difficoltà maggiori per la realizzazione del documentario? Come hanno reagito le autorità indiane?
La difficoltà più grande è stata quella di stare vicino ai genitori di Tomaso in questi quattro lunghi anni, vivere con loro questa infinita attesa di avere giustizia, vederli soffrire per un figlio ingiustamente in carcere e non poter fare niente per aiutarli. Ti senti arrabbiato e impotente. E’ stata davvero una dura prova.
A livello produttivo girare un film in India ha sicuramente alzato i costi di produzione, abbiamo ottenuto il sostegno della Film Commission Piemonte e della Film Commission Liguria, successivamente attraverso crowdfunding a cui hanno partecipato più di 600 persone, siamo riusciti a raccogliere i fondi per tornare la seconda volta in India ad accompagnare i genitori di Tommy alla Corte Suprema.
Per le difficoltà burocratiche che potevamo incontrare, soprattutto perché eravamo testimoni di una ingiustizia, abbiamo deciso di avere una troupe ridotta al mio seguito, facendo finta di essere sostanzialmente turisti. Mentre dal punto di vista politico siamo stati sostenuti dal Ministero degli Esteri attraverso l’interessamento del Ministro Emma Bonino, e soprattutto il grande sostegno, anche umano, che l’Ambasciatore Daniele Mancini ci ha dato sul suolo indiano. Che io sappia le autorità indiane non hanno espresso ancora nessuna opinione
L’idea di alternare scene reali con altre d’animazione, realizzate da Olga Tranchini, risulta particolarmente efficace, come è nata l’idea?
Avevo bisogno di dare forma ai pensieri di Tomaso, di renderli visibili. Così mi sono ispirato alla sua scrittura semplice delle lettere, con una grafia elementare ma sicura. Ho visto il cortometraggio di laurea di Olga all’ISIA, e mi sono innamorato della sua capacità di rendere onirico un gesto reale attraverso l’uso della matita blu. Con Federica Iacobelli abbiamo scritto una sceneggiatura per le animazioni tratta dalle lettere che Tomaso aveva scritto dal carcere e insieme ad Olga abbiamo realizzato le animazioni.
Tomaso Bruno è un suo amico, quindi avrà avuto un naturale trasporto emotivo per la vicenda, ciò nonostante nella sua opera il suo sguardo pare collimare con quello del protagonista, creando una sorta di “distacco”…(utile a mio avviso per la corretta narrazione della storia) è d’accordo?
Beh, sono sempre d’accordo con un complimento! C’è stato un lungo lavoro sul punto di vista, ho sempre pensato che la cosa giusta per questo film fosse raccontare il romanzo di formazione scritto a mano da Tomaso nelle migliaia di lettere dal carcere. Per cui ho scelto di girare come se fosse lui a vedere ciò che avveniva fuori dal carcere dove lui era rinchiuso, attraverso focali lunghe che mi permettessero di essere distante anche emotivamente per rappresentare quella sicurezza verso la Giustizia che Tomaso ha sempre avuto.
Lei è stato vicino alla famiglia di Bruno durante questo periodo estremamente difficile e doloroso, ci sono stati momenti in cui la speranza sembrava affievolirsi?
Abbiamo affrontato più di 150 rinvii in 5 anni, prima di arrivare finalmente al giudizio finale della Corte Suprema. Diciamo che ora mi piace ricordare quanto siamo stati bravi a resistere, forse anche in maniera incosciente, grazie ad una forza che abbiamo trovato in noi ma anche grazie alle parole di Tommy dal carcere, che continuava a dire di non odiare nessuno, che la giustizia sarebbe arrivata.
L’eccellente colonna sonora è stata composta da Daniele Furlati, ci può parlare della vostra collaborazione?
La collaborazione con Daniele Furlati è fondamentale per i miei film: delego sempre alla musica il racconto delle emozioni dei personaggi, e lui è capace di far diventare musica qualsiasi sentimento. Nel 2011 abbiamo vinto il David di Donatello come miglior cortometraggio italiano con Jody delle giostre, e Daniele è riuscito a trovare il suono malinconico di un bambino delle giostre. Nel “L’equilibrio del cucchiaino” è riuscito a raccontare cosa prova un giocoliere a tenere in equilibrio dritto sulla fronte un cucchiaino.
E’ stato assistente alla regia di Ermanno Olmi per il film Cento Chiodi, cosa si porta dietro di quell’esperienza?
Lavorare con Ermanno è stato come entrare in una bottega rinascimentale, il tuo maestro crea, mentre tu devi essere capace di rubare il suo mestiere stando zitto in un angolo o portando un caffè. Quando gli ho chiesto come potevo fare a diventare regista mi ha detto un semplice cosa: racconta quello che sai.
Progetti per il futuro?
Sto scrivendo insieme a Christian Poli la sceneggiatura del mio primo lungometraggio, che è lo sviluppo del cortometraggio Jody delle giostre: si chiamerà Lo spettacolo viaggiante, e racconterà di un piccolo giostraio che nell’estate nei mondiali del 90, anche grazie al magico Totò Schillaci, troverà la sua strada.
Vittorio Zenardi