La Corsica sarà la nuova Catalogna?

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La coalizione autonomista e indipendentista “Pe’ a Corsica” di Gilles Simeoni e Jean-Guy Talamoni ha vinto il secondo turno delle elezioni territoriali in Corsica con il 56,5 per cento dei voti.

Le altre tre liste che avevano superato il primo turno sono arrivate molto indietro rispetto a “Pè a Corsica”: quella di Jean-Martin Mondoloni (destra regionalista) ha ottenuto il 18,29 per cento, quella de La République en Marche – il partito del presidente francese Macron – guidata da Jean-Charles Orsucci il 12,67 e quella de Les Républicains di Valérie Bozzi – cioè il tradizionale centrodestra francese – il 12,57. Il tasso di astensione è stato del 47,5 per cento, molto alto.

Circa un’ora dopo la chiusura dei seggi, alle 18, Gilles Simeoni aveva parlato di un “trend straordinario” per i nazionalisti, che erano già arrivati in vantaggio al primo turno delle elezioni di domenica 3 dicembre.

Una vittoria attesa alla vigilia ma di dimensioni che il capolista Simeoni ha definito «straordinarie», dopo il trionfo al primo turno con il 45,36 per cento. Dal primo gennaio del 2018 ci sarà una riorganizzazione territoriale della Corsica: come abbiamo scritto su queste colonne “le elezioni sono state molto seguite in Francia perché per la prima volta nella loro storia i corsi hanno votato per un’entità amministrativa unica. Storicamente la Corsica è sempre stata divisa in due parti, a nord il dipartimento dell’Haute-Corse, con capoluogo Bastia, e a sud il dipartimento della Corse-du-Sud, con capoluogo Ajaccio. Dal primo gennaio 2018 i due dipartimenti saranno fusi, e per la prima volta dall’epoca romana l’isola verrà governata da un esecutivo unico con sede ad Ajaccio. La collettività è governata dal 2015 da un’alleanza formata da autonomisti (che controllano il consiglio esecutivo con Gilles Simeoni) e indipendentisti (che hanno ottenuto la presidenza dell’assemblea con Jean-Guy Talamoni).

Dopo la vittoria, Simeoni ha detto che «Parigi avrà oggi una misura di ciò che sta accadendo in Corsica». Domenica notte il primo ministro Edouard Philippe ha chiamato il leader autonomista inviandogli le proprie «congratulazioni repubblicane» e dicendo di essere disponibile «a riceverlo». Anche il ministro dell’Interno del governo Macron, Gérard Collomb, ha voluto assicurare «ai nuovi eletti la disponibilità del governo, in uno spirito di ascolto, dialogo e rispetto reciproco». Di fronte ai giornalisti, Simeoni ha aggiunto di aver spiegato ai rappresentanti del governo Macron che «al di là della cortesia formale, ci aspettiamo e speriamo in un dialogo autentico: le condizioni non sono mai state così favorevoli per la questione corsa da risolvere in modo pacifico e duraturo con una soluzione politica».

La coalizione di Gilles Simeoni e di Jean-Guy Talamoni si è costituita sulla base delle idee comuni a entrambi i partiti: non chiede l’indipendenza della Corsica ma innanzitutto maggiore autonomia, cosa che ha rassicurato molto l’elettorato nonostante gli avversari, durante la campagna elettorale, abbiano molto insistito su questo argomento facendo spesso riferimento alla situazione della Catalogna. Se il problema dell’indipendenza non è all’ordine del giorno, scrive il quotidiano francese Le Monde, la coalizione nazionalista spera di averla vinta subito su alcune questioni fondamentali: l’amnistia per i «prigionieri politici», l’ufficialità della lingua corsa e il riconoscimento dello status di residente corso per opporsi alla compravendita di terreni sull’isola ed evitare speculazioni immobiliari.

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