Dopo l’Epifania le segreterie di partito metteranno mano alle liste elettorali ma se si votasse adesso come andrebbe a finire? I principali sondaggi convergono su un quadro in cui il Movimento 5 stelle è il primo partito (ma lontano dalla possibilità di governare da solo), il Pd è in netto calo mentre nella coalizione di centrodestra Forza Italia distanzia la Lega.
L’ultima supermedia settimanale di Youtrend per l’agenzia Agi che prende in considerazione otto diversi sondaggi disegna questo scenario: Il M5s è primo (27,5%), Il Pd (24,1%) ha perso quasi sette punti da inizio anno, la coalizione di centrodestra sarebbe prima grazie alla combinazione dei consensi di Forza Italia (15,8%), Lega (13,7%), Fratelli d’Italia (5,1%).
Invece, stando alle ultime rilevazioni di Swg, il distacco tra i grillini e il partito di Matteo Renzi sarebbe inferiore. Il M5s è primo partito con il 25,7%, poi il Pd al 25%. Interessante la performance di Liberi e uguali stimata al 7%. Forza Italia si ferma al 14,8%, la Lega al 13,7%. Numeri che mettono in evidenza il calo contemporaneo delle due principali formazioni del centrodestra e un piccolo recupero del centrosinistra rispetto alla fine del 2017.
Per Ixe, invece, continua a salire il M5s (29%) che stacca il Pd (22,8%) mentre anche qui nella coalizione di centrodestra Forza Italia (16,2%) allarga la forbice con la Lega (12,1%). Un divario che potrebbe ulteriormente allargarsi visto che la quarta gamba liberal-cattolica potrebbe aggiungere altri consensi (forse addirittura sopra il 3%) al partito del Cavaliere.
Il trend più vistoso è il calo dei democratici. Che fine hanno fatto questi voti? Secondo le rilevazioni di Youtrend, da un lato, sono finiti «verso Forza Italia che chiude il 2017 con il miglior dato annuale, un 15,8% che vuol dire oltre 3 punti in più rispetto a inizio anno, un aumento avvenuto non a scapito degli alleati di centrodestra (Lega e Fratelli d’Italia) bensì contestualmente a una loro crescita, seppur più contenuta». Un’altra quota si è spostata verso sinistra per confluire sul neonato partito di Pietro Grasso. Con questi numeri la strada del Pd è durissima ed è chiaro che qualcosa al Nazareno non ha funzionato. I guai sono iniziati con i cattivi risultati delle amministrative di giugno 2017 e sono proseguiti con la pesante sconfitta in Sicilia. Poi il tracollo con la commissione d’inchiesta sulle crisi bancarie che ha fatto nuovamente precipitare Maria Elena Boschi al centro della vicenda Banca Etruria-Ghizzoni-de Bortoli.
Alle elezioni mancano ancora due mesi e come dimostra il super recupero di Berlusconi nella tornata elettorale del 2013 tutto è possibile. Ad oggi l’ipotesi più plausibile resta quella in cui nessuna forza politica avrebbe una maggioranza che permetta di governare senza passare per le alleanze post voto.