Il posto da sempre occupato nella scena filosofica e letteraria ha fatto di Simone de Beauvoir un monumento nell’ambito culturale per lo spessore dimostrato in anni di instancabile attività e produzione.
De Beauvoir ha saputo lasciare un segno nella cultura e nella società, grazie alla sua indiscutibile statura, un personaggio di primo piano nella storia dell’emancipazione femminile. Una femminista fuori dai cliché e poco conforme alle stantie etichette per la sua ricchezza culturale e la sua poliedricità nella filosofia, nella letteratura (Premio Goncourt nel 1954) e nell’attivismo politico, campi in cui sempre si è distinta per un apporto di padronanza e originalità.
Ma anche il suo privato non può definirsi convenzionale o conforme alle tipiche regole di discrezione e riservatezza, una vita privata molto pubblica, in cui certamente il rapporto con il grande Sartre, sacerdote dell’esistenzialismo, ha impedito un riserbo e una intimità impossibili vista la loro indiscussa notorietà. Un ménage che oggi rimane come un leggendario riferimento di quegli anni, in cui erano entrambi protagonisti sia nei salotti letterari sia nella mondanità, e che ha fatto di loro un mito.
Tra i due iniziò una relazione d’amore e un sodalizio intellettuale che durò tutta la vita. Erano una coppia originale, non esclusiva, basata sulle idee di necessità, libertà e trasparenza. Facevano notizia e anche scandalo, come lei stessa sottolinea in una famosa frase “Quello che è più scandaloso in uno scandalo è che ci si abitua”.
Personalità autonoma e carismatica, mai scontata, esemplare per il suo patto di libertà rispettato sino alla fine, non sposandosi mai e mantenendo un’amicizia con Sartre, suo interlocutore privilegiato per tutta la vita.
Sono trascorsi 73 anni dal suo libro più famoso e appunto scandaloso “Il Secondo Sesso”, uscito nel 1949, che fu censurato nel 1951 e messo all’indice. Un libro davvero rivoluzionario sui rapporti fra i sessi che ‘disturbava’ i benpensanti per delineare proprio qualcosa che non c’era. Un ribaltamento della figura femminile che venti anni prima solo Virginia Woolf aveva osato insinuare nel suo libro più femminista ‘Una Stanza Tutta Per Se’.
De Beauvoir, con la sua ferma convinzione che donna non si nasce ma si diventa, denunciava la sopraffazione maschile esercitata attraverso la storia e l’educazione. Perciò la situazione della donna non è dovuta a un destino biologico o psicologico, ma a un processo storico e sociale. Il libro sarà tradotto in Italiano solo nel 1961.
La sua personalità si era rivelata sin dal suo primo saggio autobiografico “Memorie di una ragazza per bene”. Il tratto autobiografico si ritroverà nei vari momenti della sua carriera in quanto la sua scrittura ha un incredibile pregio: quello di parlare di sé per parlare degli altri.
Questa donna concreta, seria e dalla prosa semplice ha dominato la scena combattendo strenuamente per la promozione e l’emancipazione delle donne, usando sempre un lato molto persuasivo per proporre un cambio di vita, fedele alla sua verità in cui credeva fermamente: realizzare la propria personalità e la propria condizione era più importante che cedere al potere di seduzione che gli uomini si aspettavano.
L’obiettivo era quello di rifiutare di essere un oggetto di desiderio e di piacere, scardinando lo schema programmato dagli uomini anche per loro stessi, soggetti desideranti, mariti in carriera e padri autoritari. Quando Simone de Beauvoir morì, nel 1986, centinaia di donne parteciparono al suo funerale, e qualcuno gridò: “Donne, a lei dovete tutto!”.