Marmolada, neanche il tempo di piangere i morti. Subito è partito il grande anatema contro i “killer” del clima. «I colpevoli siamo noi», ha titolato “la Repubblica”. Laddove quel “noi” va in realtà letto come un “voi”, il “voi” degli allegri inquinatori, dei negazionisti del riscaldamento terrestre, dei denigratori di Greta Thunberg, di coloro che si ostinano a tenere alto il termostato della caldaia d’inverno perché hanno freddo, o ad accendere il condizionatore d’estate perché hanno caldo, o ad acquistare un’automobile che va ancora a benzina o, peggio, a gasolio.
Il disastro della Marmolada è un disastro annunciato, come tutti i disastri una volta avvenuti. In realtà è ancora presto per stabilirne le cause precise. Il distacco del seracco dal ghiacciaio non è un evento «prevedibile», dice a un’agenzia stampa il geologo del Cnr Jacopo Gabrieli. Può essersi formato un laghetto di ghiaccio disciolto provocando il crollo. Tra qualche tempo forse sapremo.
Certo, l’innalzamento del clima sta portando i ghiacciai al collasso. Ma dobbiamo stare attenti a non confondere i piani. Sulle cause lontane non si può intervenire nell’immediato o nel futuro a breve termine. Dalle tragedie possibili ci si può però, in qualche modo, difendere. Sia potenziando il monitoraggio dei ghiacciai, anche se ci saranno sempre fatti che sfuggono a ogni previsione. Sia cominciando a modificare le abitudini nell’andare in montagna. «Occorre oggi approcciare in maniera più accorta l’ambiente naturale», consiglia sempre l’esperto del Cnr. Il che vuol dire, ad esempio, ridurre i tempi delle escursioni in montagna concludendole non oltre l’ora di pranzo.
La migliore prevenzione rimane sempre la prudenza. Purtroppo non tutti sono disponibili ad assumere nuovi comportamenti. C’è chi, tanto per dirne una, continua ad andare sulla Marmolada, per “curiosare o per amore del “brivido”, anche dopo quello che è successo.
Comunque sia, questo è il momento di raccogliersi intorno ai parenti delle vittime e trarre dal disastro il giusto insegnamento. Non si può fare altro. Invece i fanatici del grande anatema ecologista non vogliono sentire ragioni e partono con le loro misere, inconcludenti iniziative. Lo scopo è quello di sfruttare l’onda emotiva per fare un po’ di propaganda a buon mercato. Si sono già distinti in tale impresa i portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli ed Eleonora Evi, che hanno annunciato un esposto alla procura per una «ennesima tragedia annunciata». È arduo cogliere il senso di una simile sparata. Chi mandare sul banco degli imputati, ammesso e non concesso che si possa, nel caso della Marmolada, processare qualcuno?
Ma l’ideologismo, soprattutto quello che si nutre delle paure sull’ambiente, non ha bisogno di una motivazione logica. Il suo scopo è arrivare a una generale messa in stato di accusa del popolo “inquinatore”. L’anatema, «i colpevoli siamo noi/voi», deve risuonare sempre più forte e sempre più a lungo.
A che serve questo sfogo di malumore? A che serve alimentare la nuova Inquisizione green? A che serve far crescere il senso di colpa collettivo? Non certo a prevenire nuovi disastri in montagna. Serve invece a mantenere alta la pressione sull’opinione pubblica per farle accettare senza troppe proteste l’agenda verde decisa al massimo livello, sia globale sia europeo, con ciò che ne consegue in termini di lobbismo e di intimidazione su parlamenti e forze politiche.
E capita spesso che in tale agenda ci siano punti che con il green non c’entrano molto. Come ad esempio il blitz tentato nel dicembre scorso dalla Commissione Ue per imporre il blocco di vendite e affitti delle case non in linea con gli standard green. Il che avrebbe significato colpire buona parte degli immobili. L’iniziativa è rientrata per le veementi proteste che si sono subito alzate. Però l’Europa concede la possibilità ai governi di imporre nuove sanzioni.
È dubbio che tali iniziative servano effettivamente all’”efficientamento energetico”. Il vero scopo è inseguire il vecchio obiettivo eurocratico di colpire la proprietà della casa, che in Italia risulta essere più diffusa che nel resto d’Europa. E a ciò servirà, sia detto per inciso, anche la revisione degli estimi catastali che tanto stanno a cuore al ministro dell’Economia e al Pd.
Tragedie come quella della Marmolada dovrebbero rafforzare il sentimento di solidarietà tra italiani. Invece è partita, come al solito, la grande macchina della colpevolizzazione green. Ogni occasione è buona per atteggiarsi a grandi inquisitori in nome dell’ambiente. Con il risultato, prevedibile, di non migliorare di una virgola lo stato del clima. Ma di restringere, questo sì, le nostre libertà.