La strage della Marmolada dello scorso 3 Luglio ha riacceso bruscamente i riflettori su un problema spesso percepito come lontano sia in termini spaziali che temporali, non rappresentando per molti una preoccupazione imminente. Una questione che da tempo occupa le quinte pagine dei giornali e gli annunci in secondo piano dei Tg e che riaffiora durante le calde estati italiane, quando gli incendi si propagano, i ghiacci si sciolgono e strane specie tropicali iniziano ad invadere l’ecosistema mediterraneo a causa del riscaldamento dei mari.
Questi sono solo alcuni degli effetti visibili di questo macro-fenomeno.
Per inquadrare meglio il problema, occorre definirlo: per cambiamento climatico si intende la variazione del clima dovuto alle attività antropiche, ossia derivante dall’intervento dell’uomo.
Seppure nel corso della storia della Terra si sono verificati numerosi cambiamenti climatici, essi si sono susseguiti nell’arco di centinaia di migliaia di anni, nulla di paragonabile a quanto avvenuto negli ultimi 150, parallelamente cioè all’inizio delle attività di produzione industriale da parte dell’uomo.
Un problema universalmente (o quasi) riconosciuto, sul quale però si è consolidata la tendenza a rimandare e delegare provvedimenti efficaci.
Cosa causa il cambiamento climatico, quali sono gli effetti e quali le possibili soluzioni?
Una delle principali minacce è rappresentata dal rilascio di Gas Serra (principalmente Ossidi di Carbonio) diffusi a seguito delle attività industriali, che bruciando combustibili fossili o utilizzando le centrali a carbone, provocano l’impossibilità di dissipare in maniera efficiente le radiazioni ed il calore prodotto dalla terra, causando un radicale aumento delle temperature.
L’allevamento intensivo di bestiame, in particolare quello bovino, è il responsabile dell’emissione del 14,5% dei Gas Serra con un’altissima produzione di gas metano (Fonte WWF).
La deforestazione di intere aree verdi (in media 10 milioni di ettari l’anno, fonte ANSA), rappresenta la perdita di veri e propri bacini che assorbono CO2 emettendo umidità, risultando fondamentali per la regolazione del clima e il rilascio di ossigeno.
Questo fenomeno è cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni per rispondere alle crescenti esigenze produttive, ad esempio quelle legate alla richiesta commerciale dell’olio di palma.
Quali sono gli effetti del cambiamento climatico?
Una delle conseguenze più visibili del cambiamento climatico è l’innalzamento delle temperature; esso provoca lo scioglimento dei ghiacci (si stima che entro il 2100 sarà scomparso il 92% dei ghiacciai alpini) e l’innalzamento dei mari, tanto da mettere a rischio gli abitanti di coste ed isole, il cui numero sfiora i 10 milioni, dando vita a veri e propri processi di “migrazione climatica”.
L’innalzamento delle temperature, in particolare quello delle acque, provoca inoltre una perdita ingente di biodiversità, con la scomparsa di numerose specie animali e vegetali e l’ingresso di organismi alieni in ecosistemi diversi da quelli originari. Tutto questo, unito ad un’attività ittica sempre più invadente, altera in modo significativo l’intera catena trofica.
Una volta visti alcuni degli effetti principali riconducibili al cambiamento climatico, risulta automatico chiedersi quali siano le possibili soluzioni al problema.
Su questo punto emerge la principale divergenza di vedute tra gli scienziati: se alcuni ritengono che i prossimi 30 anni saranno decisivi per porre rimedio alla questione ambientale, per altri il limite è già stato varcato, rendendo impossibile riportare indietro le specie estinte o le condizioni climatiche precedenti.
Il Protocollo di Kyoto è stato un primo grande passo per limitare e regolamentare le emissioni a livello statale, ma ancora occorre fare molto, se si vuole dare una svolta decisiva al problema.
L’attività politica, pur essendo in prima linea nella lotta al cambiamento climatico, lascia un importante spazio d’azione alle singole aziende produttive, principali responsabili delle emissioni.
Troppo spesso l’”etica green” ha rappresentato una strategia pubblicitaria per le imprese coinvolte, attraverso processi di “Greenwashing” con i quali esse tentano di proiettare un’immagine ecologica di loro stesse, senza tuttavia agire coerentemente con questa scelta di marketing. Un maggior controllo da parte di enti qualificati e autonomi, potrebbe essere un primo passo per garantire una maggiore cura della “Casa Comune”.
Per troppo tempo il tema del cambiamento climatico è stato percepito come un problema geograficamente lontano, riguardante esclusivamente i due Poli della Terra e assai distante in termini temporali. Esso viene oggi a bussare alle nostre porte con una forza prevedibile, ma non prevenuta, rendendo un’azione immediata e decisiva fondamentale al fine di evitare ulteriori effetti irreversibili.
di Riccardo Sciarra