/

La fine del petrodollaro

1 minuto di lettura

Il tempo non è sempre costante, come è stato dimostrato nella fisica subisce delle accelerazioni, descritte da Albert Einstein come “curvatura dello spazio-tempo”. La medesima cosa accade nelle vicende umane. Vi sono momenti in cui la storia accelera. La situazione geopolitica ed economica mondiale non è mai cambiata così velocemente – dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi – come nell’ultimo anno.

Un fatto assai emblematico di questo cambiamento epocale è la fine del “petrodollaro”. Il petrodollaro non è semplicemente l’acquisto di petrolio contro pagamento in dollari, bensì un vero e proprio sistema finanziario globale. Questo sistema è iniziato nel 1971, allorchè l’allora presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon ha abolito il “gold standard”, cioè la garanzia in oro a sostegno del dollaro americano. Poi si è verificato lo shock petrolifero del 1973, per cui Washington ha fatto all’allora ministro del petrolio saudita, lo sceicco Yamani, la classica proposta che non si può rifiutare: noi compriamo il tuo petrolio in dollari americani e, in cambio, tu acquisti i nostri buoni del Tesoro e una grande quantità di armi; ricicli, infine, ciò che resta nelle nostre banche. Questo schema è stato rapidamente esteso ai principali paesi produttori di petrolio. Da quel momento gli Usa hanno cominciato a stampare dollari in quantità industriale e a distribuirli a pioggia, una valuta “sostenuta dal nulla”, la cosiddetta moneta fiat. Il dollaro Usa è diventato così un’arma egemonica, sorretta dalle sanzioni contro almeno 30 paesi, che hanno osato disobbedire all’”ordine internazionale basato sulle regole” (le loro).

Questo sistema volge alla fine. Il 7 dicembre il presidente della Repubblica Popolare di Cina, Xi Jinping, atterrato in Arabia Saudita e accolto con la fanfara reale, ha lanciato una proposta molto allettante alla penisola arabica: la Cina sarà l’acquirente garantito del petrolio e gas saudita, ma lo pagherà in yuan, cioè in valuta cinese.

E’ nato così il petroyuan. L’annuncio di questa nascita è stato presentato astutamente da Xi come “internazionalizzazione dello yuan cinese”. E’ la fine del petrodollaro. Non già dello scambio di petrolio contro dollari Usa, che riguarda ancora almeno l’80% delle transazioni petrolifere mondiali, ma del petrodollaro come principio intangibile, come sistema. Per questa ragione, tutti i membri delle organizzazioni commerciali asiatiche stanno godendo dei vantaggi di petrolio e gas a buon mercato, mentre l’alleanza occidentale ha voltato le spalle ai combustibili fossili. Il messaggio inviato all’Arabia Saudita, al Consiglio di Cooperazione del Golfo e persino all’OPEC+ è che i loro mercati futuri sono con le potenze egemoni asiatiche – Russia, Cina e loro alleati. Pertanto, i paesi produttori di petrolio stanno abbandonando la sfera di influenza guidata dagli statunitensi. Il 2023 sarà, perciò, l’alba di una nuova era. Chi vivrà vedrà.

 

 

 

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Articolo precedente

L’aumento dei tassi e i rischi per l’economia reale

Articolo successivo

Rugby: Zebre. Sisi operato in Galles alla caviglia destra

0  0,00