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Russia-Cina, è diventata un’alleanza militare

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Purtroppo i nostri media mainstream sono spesso “distratti” da notizie di secondo piano e ancora più spesso non informano. Perciò ai più è sfuggita una notizia davvero epocale: il rapporto di partnership internazionale sempre più stretto tra Russia e Cina è diventato una vera e propria alleanza militare.

Questi i fatti. Venerdì 30 dicembre scorso il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, e il presidente della Repubblica Popolare di Cina, Xi Jinping, si sono incontrati in videoconferenza. Nel corso dell’incontro bilaterale virtuale, Putin ha sottolineato che in un contesto di crescenti tensioni geopolitiche, sta aumentando l’importanza dell’associazione tra i due paesi, Russia e Cina, come “fattore stabilizzante”. “Di fronte a pressioni e provocazioni senza precedenti da parte dell’Occidente” ha proseguito il leader russo, Russia e Cina proteggono non solo i propri interessi, ma anche quelli di tutti coloro che sostengono un ordine mondiale veramente democratico. Putin ha dichiarato, poi, che “entrambi i paesi continueranno a sviluppare la loro cooperazione militare e tecnico-militare”. Tale collaborazione occupa un posto primario nelle loro relazioni bilaterali e “contribuisce alla sicurezza dei rispettivi paesi e al mantenimento della stabilità nelle regioni chiave”. La dichiarazione finale è decisiva: “il nostro obiettivo è quello di rafforzare la cooperazione tra le forze armate russe e cinesi”. Queste le dichiarazioni di Putin. Con le sue dichiarazioni, Xi Jinping, a dispetto del proverbiale “equilibrismo cinese”, ha sposato i toni del suo omologo russo: “sullo sfondo di una difficile situazione internazionale, la Cina è disposta ad aumentare la cooperazione politica e strategica con Mosca”. Il senso delle dichiarazioni finali, emerse in questo bilaterale virtuale, è che di fronte alle pressioni e provocazioni senza precedenti dell’Occidente, si staglia un’alleanza euroasiatica tra Russia e Cina, non solo di tipo politico, ma anche di tipo militare. Al di là delle implicazioni geopolitiche, questa situazione pone all’Occidente una sfida di tipo industriale. Infatti, per decenni gli industriali di Usa e paesi Ue hanno “delocalizzato” la loro produzione, soprattutto in Cina. Certo, la manodopera cinese, asiatica in genere, era molto più a buon mercato, così come i costi di trasporto, logistica e quant’altro. Questa delocalizzazione ha assicurato agli industriali occidentali guadagni esorbitanti. L’altra faccia della medaglia è stato il vero e proprio “massacro sociale”, che si è consumato ai danni della classe operaia e della classe media americana ed europea. La conseguenza, però, è che buona parte della componentistica militare, soprattutto elettronica, statunitense ed europea viene prodotta in Cina. Come farà l’Occidente ora che la Cina è alleata militarmente con la Russia? A questa domanda i leader europei devono trovare una risposta, alla svelta!

 

 

 

 

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