E Parigi scoprì il maritozzo

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E dopo il cannolo, il pesto di pistacchio, la burrata  e la stracciatella, il maritozzo sta vivendo il suo momento di gloria a Parigi.
E’ sempre più consueto trovare nelle pasticcerie italiane della capitale francese questo dolce romano. La ricetta tradizionale è abbastanza semplice: una brioche di forma un po’ allungata guarnita con tanta panna montata al momento e gustata soprattutto a colazione.
Nella capitale italiana rappresenta una vera istituzione tanto da essere definito “l’ottavo Re di Roma” e al maritozzo è dedicata anche una  Giornata Nazionale in cui è possibile assaggiare le numerose varianti.
Oggi, come succede sempre più spesso, possiamo trovare tante variazioni del maritozzo con creme alla nocciola, al pistacchio, guarnito con fragole, frutti di bosco e chi più ne ha più ne metta. Addirittura alcune versioni “gourmet” sono salate.
Per il momento a Parigi e in altre città della Francia, come Lille ad esempio, è il maritozzo classico che stuzzica la curiosità e il palato dei francesi.
L’origine del maritozzo si può far risalire all’antica Roma quando le donne preparavano delle pagnotte lievitate a base di semplici ingredienti, acqua, farina, uova, un po’ di miele e olio per i mariti che lavoravano tutto il giorno fuori casa.
Ma la sua popolarità arriva nel Medioevo e diventa Er Santo Maritozzo“,  come usava chiamarlo anche il poeta romano Giuseppe Gioacchino Belli che gli dedicò perfino una poesia. “Santo” perché era l’unico peccato di gola concesso durante il periodo quaresimale.
E per renderlo più invitante, nell’impasto comparvero pinoli, canditi e uvetta.
Dalle ricette del passato sono nati i maritozzi come li conosciamo oggi, più soffici e di dimensioni più piccole. Ma qual è l’origine del nome, da dove arriva il termine “maritozzo”?
La versione più accreditata sostiene che dovrebbe arrivare da una variazione, un po’ ironica e scherzosa, di “marito”.
Nel libro “Usi, costumi e pregiudizi del popolo di Roma” del 1907, l’autore Giggi Zanazzo, studioso delle tradizioni popolari, scriveva che il primo venerdì di marzo, corrispondente all’odierno San Valentino i ragazzi regalavano alle fidanzate questo dolce  decorato con disegni  di zucchero:  “dù cori intrecciati, o ddù mane che sse strignéveno; oppuramente un core trapassato da una frezza”.
Al suo interno si nascondeva un anello di fidanzamento o qualcosa di prezioso.
Altre fonti indicano l’origine del termine  “maritozzo” dall’usanza secondo cui le giovani donne in cerca di marito donavano un dolce a forma di cuore al più bel ragazzo del paese che avrebbe preso in sposa colei che aveva preparato il  maritozzo più buono.
Maritozzo non è il suo solo nome. Sembra che, di zona in zona, abbia anche altri appellativi:  “maritelli”, “panmariti” e “panpariti”.
Comunque lo si chiami, è un dolce irresistibile e non ci sorprende che l’abbiano capito anche i nostri cugini d’Oltralpe.
Sofia Barilari

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