Giovanni Donzelli è riuscito, in un colpo solo, a fare arrabbiare amici e nemici, creando un vero parapiglia a Montecitorio e suscitando un caso politico-mediatico che non si placherà tanto presto.
Il deputato di FdI ha fatto innanzi tutto arrabbiare i parlamentari del Pd, a cui s’è rivolto sfrontatamente: «Siete con lo Stato o con i terroristi?». Apriti cielo, Debora Sarracchiani ha annunciato querela. L’esponente piddina è stata direttamente chiamata in causa (insieme ad Andrea Orlando e ad altri due compagni di partito) per essere andata a trovare Alfredo Cospito in carcere.
Donzelli ha fatto arrabbiare anche il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. E non solo perché il contenuto, da lui spiattellato in aula, dei colloqui intercettati tra il caporione anarchico e due esponenti della criminalità organizzata è tutta roba riservata del ministero guidato dall’ex-magistrato, ma anche perché la battaglia del ministro contro l’uso politico-mediatico delle intercettazioni è stata clamorosamente contraddetta da un appartenente alla sua stessa maggioranza e al suo stesso gruppo parlamentare.
E non finisce qua, perché il parlamentare di Fratelli d’Italia ha creato imbarazzo nel suo stesso partito. E l’imbarazzo maggiore è certamente per Giorgia Meloni, la quale ha dimostrato finora di tenere moltissimo al bon ton istituzionale.
Insomma, Donzelli s’è rivelato un vero “monellaccio”, roba da suscitare l’indignazione degli indignati per vocazione e degli austeri custodi del buon costume politico. E no, onorevole, certe cose proprio non si fanno. Per lei è in preparazione un bel giurì d’onore.
Detto questo, non ci sentiamo però di unirci al coro dei censori del deputato meloniano. In fondo, l’azione corsara di Donzelli ha reso un buon servigio alla pubblica opinione, svelando un retroscena inquietante che è giusto conoscere per inquadrare bene il personaggio Cospito e capire bene la portata del suo sciopero della fame contro il 41bis.
È importante cioè sapere che l’iniziativa dell’anarchico incarcerato non è una semplice campagna garantista che è condotta in nome del “senso d’umanità”, ma che dietro ci sono l’incoraggiamento e l’avallo dei boss della criminalità organizzata. I quali boss hanno tutto l’interesse a mandare avanti Cospito per attenuare in qualche modo la loro condizione in carcere. Ed è bene precisare , in proposito, che il 41bis non è una misura che tende a “punire” il criminale a cui si applica, bensì una limitazione estrema dei contatti esterni del detenuto volta a impedire che mafiosi e terroristi possano dirigere dalla prigione attività criminose.
Fa decisamente riflettere quanto uno dei “padrini” intercettati dice all’anarchico a proposito della sua “impresa”: «Sarebbe importante che si arrivasse a livello europeo e ci levassero l’ergastolo ostativo».
Ebbene, se Donzelli non avesse rivelato questi risvolti, avremmo continuato a parlare del 41bis come se fosse una mera questione accademica o di dottrina giuridica. La realtà è molto più pesante. E preoccupante.
Poi certo, il parlamentare di FdI poteva risparmiarsi il colpo sotto la cintura diretto ai suoi colleghi del Pd: «Mentre parlava con i mafiosi il 12 gennaio, ha incontrato (Cospito n.d.r.) i parlamentari pd Serracchiani, Verini, Lai e Orlando». Non è stato bello, ma questa è la politica, che non sempre segue le regole di un pranzo di gala. La politica è anche becerume, faziosità e colpi bassi. Prova ne siano gli innumerevoli apprezzamenti che i “tifosi” di destra hanno riservato sui social all’esponente di Fratelli d’Italia.
L’importante è però che, oltre al fumo della polemica, ci sia anche l’arrosto di realizzazioni concrete e di buone politiche. Ma questo lo conosceremo tra qualche tempo, quando la legislatura appena iniziata sarà entrata nel vivo. L’importante è però, oggi, venire a sapere con chi abbiamo a che fare quando parliamo di 41bis. Chi è Alfredo Cospito e chi sono i brutti ceffi che lo hanno incoraggiato.