Domenica 29 gennaio alle 13,30 tre elicotteri quadricotteri hanno attaccato un complesso industriale iraniano del Ministero della Difesa, situato a Isfahan. I piccoli droni muniti di esplosivo sarebbero detonati provocando gravi danni alle strutture iraniane, secondo la versione dei media occidentali, fra cui il Wall Street Journal che ha attribuito la paternità dell’attacco a Israele.
La versione dell’Iran è diametralmente opposta: l’attacco sarebbe fallito del tutto. Ciò in quanto i sistemi di disturbo elettronico, posti a protezione del sito militare industriale, avrebbero consentito l’abbattimento di due velivoli senza pilota e la cattura di un terzo. Soltanto il tetto di un capannone industriale avrebbe riportato lievi danni. Il presidente dell’Iran Raisi ha rilasciato urgentemente un’intervista televisiva la sera del 31 gennaio, parlando alla nazione. Il Cremlino si è detto sconvolto per l’attacco, aggiungendo che le conseguenze sarebbero state imprevedibili.
Che cosa sta succedendo? Esiste un pericolo reale di escalation? Lo Speciale, come di consueto, intende offrire ai lettori una versione dei fatti rigorosa e puntuale.
Innanzitutto, va detto che questo episodio si inquadra nella “politica di massima deterrenza” nei confronti della Repubblica Islamica Iraniana, promossa dagli Stati Uniti. Questa politica si è snodata in una serie di misure progressivamente sempre più pesanti. Ha iniziato il presidente Usa Donald Trump con l’uscita unilaterale degli Stati Uniti dal Jcpoa, meglio noto come “Trattato sul nucleare iraniano”. Trump ha proseguito con l’assassinio di Kasem Soleimani, generale iraniano artefice della guerra arabo-siriana contro i guerriglieri dell’Isis. Recentemente, poi, a seguito della morte della donna di nome Mahsa Amini, avvenuta in circostanze misteriose durante un arresto della polizia, sono scoppiate rivolte in tutto il territorio iraniano. Sembrava trattarsi di proteste spontanee, ma poi le autorità iraniane hanno individuato centrali di intelligence anglo-americane, che fomentavano e finanziavano i disordini. Le rivolte sono state sgominate dalla polizia e dai Guardiani della Rivoluzione. E così un’altra “rivoluzione colorata” organizzata dagli Usa e finalizzata ad un cambio di regime, è fallita. Con l’ultimo attacco al complesso industriale di Isfahan, l’occidente è passato alla guerra aperta contro l’Iran.
Queste misure sempre più dure rappresentano tentativi di contenimento della potenza iraniana da parte degli Usa. La ragione per la quale gli Stati Uniti agiscono in questo modo risiede nel fatto che l’alleanza dell’Iran con la Russia e soprattutto con la Cina è sempre più stretta. Il blocco euroasiatico Russia-Cina-Iran terrorizza letteralmente gli Stati Uniti, che vedono queste tre potenze proiettarsi verso il Medio Oriente.
Questo gioco dei nord americani però è molto pericoloso e sta conducendo il mondo sull’orlo dell’abisso.