Destra e sinistra d’amore e d’accordo su Cospito? A giudicare dai risultati ottenuti verrebbe proprio da rispondere di sì. Fingendo di litigare su ottenuti dalle feroci polemiche sul destino dell’anarchico in sciopero della fame al 41bis infatti i principali partiti di maggioranza e opposizione sono riusciti a far passare quasi sotto silenzio l’approvazione del disegno di legge sull’autonomia differenziata.
Disegno di legge che aveva le carte in regola per imbarazzare tutti: il governo che si ritrova ad approvare come prima grande riforma qualcosa di voluto da un partito che alle elezioni politiche ha preso un terzo dei voti di Fratelli d’Italia; il Pd che quando il suo futuro segretario Bonaccini era solo governatore dell’Emilia-Romagna si era messo in fila per garantire l’accesso all’autonomia alla sua regione; Forza Italia che si ritrova messa ai margini nel suo stesso Nord e ovviamente tutti i partitini di sinistra che si sono dimostrati indifferenti al disastro economico e sociale cui rischiano di andare incontro i cittadini del Meridione.
Ecco quindi che la finta rissa su Cospito è venuta a proposito, con la complicità non si sa quanto cosciente dei giornali le hanno dedicato un’attenzione impressionante, scambiando le proteste di poche centinaia di anarchici per un attacco allo Stato e lo sciopero della fame del leader del Fai (Federazione Anarchica Informale) per una protesta senza precedenti. Quella del rifiuto del cibo per denunciare le condizioni di vita in carcere è infatti un metodo molto usato dai detenuti, ma di solito i giornali e i politici rimangono indifferenti al tema. Non ci risulta che i numerosi esponenti del Pd che sono andati a trovare Cospito in carcere si siano preoccupati più di tanto degli altri 32 detenuti attualmente in sciopero della fame e delle centinaia che hanno scelto questa forma di protesta negli scorsi anni.
Sembra insomma che a tutti sia convenuto litigare su questo tema, che avrebbe da un lato cementato il sostegno dei rispettivi elettorati (vabbè, assumendo che il Pd un elettorato ancora ce l’abbia) e dall’altro distratto l’opinione pubblica dal passo avanti di una riforma che promette per davvero di rendere il Meridione uno stato a parte, il più povero dell’Unione Europea.
Un paese normale avrebbe dedicato le prime pagine dei giornali, le aperture dei tg e interi talk di approfondimento alle conseguenze della riforma e al modo in cui si dovranno garantire i famosi Lep, i Livelli essenziali di prestazioni, ovvero i servizi che ogni cittadino della Repubblica, sia esso residente in Veneto o in Calabria, dovrebbe vedersi assicurati. Livelli che di fatto non esistono neanche oggi, quindi non si riesce a capire in che modo potranno essere garantiti in futuro, quando i soldi pubblici destinati alle regioni del Sud saranno ancora minori.
Certo, ancora molto resta da fare perché la riforma deve affrontare tutto il percorso parlamentare, ma i leader leghisti sembrano davvero convinti di aver superato il giro di boa. Secondo quanto ricostruito dalla Stampa Matteo Salvini avrebbe assicurato ai governatori di Lombardia e Veneto Fontana e Zaia che la Meloni ha davvero “mantenuto la parola”, mentre Calderoli, il vero padre della riforma, si è fatto vedere davanti palazzo Chigi col pugno levato in segno di vittoria.
Vittoria che forse non sarebbe arrivata, almeno non così facilmente, senza l’arma di distrazione di massa di Cospito, mai come in questo caso risultato utile allo Stato che vorrebbe abbattere.