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Il selfie della De Filippi, tra finzione e realtà

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Alla camera ardente di Maurizio Costanzo in Campidoglio si è verificato il più aberrante degli episodi: la richiesta di una “foto ricordo“ alla signora De Filippi, una moglie e una donna che nonostante straziata da un dolore indicibile, ha voluto ringraziare e stringere la mano alle centinaia di persone che per ore avevano atteso in fila pur di rendere omaggio all’amato giornalista e conduttore.

Maria e Maurizio: una coppia entrata nelle nostre case e nelle nostre vite da così tanto tempo e con così tanta empatia da far pensare che appartengano a tutti noi, per diritto. Un diritto che ha superato i confini del decoro di fronte a una donna che ha perso il compagno di una vita, e che stava vivendo il suo dolore con la compostezza e la misura che la caratterizza, dentro il quale entrare è stato un barbaro e indicibile atto di violazione, la manifestazione lampante della decadenza morale di un’intera epoca, il fondo di un baratro da cui è sempre più innegabilmente difficile risalire.

E ancora più sorprendente è stata la gentilezza e il garbo con cui lei si è prestata a concedere quel selfie a due inumani sciagurati, accennando perfino un timido sorriso velato di struggimento, poggiata sulla spalla del figlio come una Pietà marmorea a parti invertite. Lei, che si è resa disponibile oltre il suo dolore in quel posto di sola andata, si è trovata abbracciata da un’ondata di sincero affetto insozzato da un paio di insensibili interessati più alla condivisione social del momento che non del dolore, condensando in quello scatto la bassezza di ogni possibile sentire – o meglio, non sentire, dove tutto viene messo ben in vista sulla finestra per occultare il vuoto della propria stanza virtuale, ultima trincea del nulla e specchio di una vacua esistenza in un deserto epocale.

Tra le miserie umane, di certo questa è tra le più ferine, sublimata però dalla signorile cortesia della signora De Filippi. Una cortesia che costoro non meritavano. Codesti, simbolo dell’infinita superficialità umana che Einstein stesso denunciava temendo a buon ragione che il giorno in cui la tecnologia sarebbe andata oltre la nostra umanità, il mondo sarebbe stato popolato da una generazione di idioti. Perfino a un funerale.

Loredana Capobianco

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