Sabato antifascista, tetro revival con la Schlein

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Sabato antifascista a Firenze, Elly Schlein ha scelto questa manifestazione per il suo debutto pubblico come segretaria del Pd. Non c’è dubbio che si troverà a suo agio nella lugubre atmosfera da anni ’70 che si profila il 4 marzo nel capoluogo toscano.

E sì perché c’è qualcosa di terribilmente datato, retrò, marcatamente ideologico nelle stesse parole con cui gli organizzatori della manifestazione (i sindacati unitari fiorentini della scuola) dicono di difendere la «Scuola pubblica» (minacciata non si sa bene da chi) e invitano le forze «democratiche e antifasciste» a partecipare alla kermesse. L’idea stessa di un “Sabato antifascista” (per protesta contro la violenza davanti al liceo Michelangiolo ma in realtà contro il governo e il ministro Giuseppe Valditara) riporta indietro le lancette della storia, facendo rivivere il tempo in cui l’antifascismo era uno degli strumenti privilegiati dalla sinistra per delegittimare gli avversari politici.

Di per sé non sarebbe una iniziativa particolarmente significativa, visto che tende a riproporre la solita liturgia di associazioni e gruppi della sinistra in piazza, con l’immancabile corredo di vecchie cariatidi sessantottine e di giovani “antifa”.

Questa volta però la manifestazione avrà un sicuro rilievo nazionale e richiamerà l’attenzione dei mass media perché la Schlein ha deciso che andrà proprio al “Sabato antifascista” di Firenze per presentare le sue credenziali di neo-leader del Pd. Non solo, ma è probabile anche che, per l’occasione, assisteremo allo “storico” incontro tra la segretaria piddina e Giuseppe Conte.

Un “Sabato” davvero coi fiocchi per i puri e duri dell’opposizione al governo Meloni. Ai cronisti politici si offriranno invece due notizie al prezzo di una. Primo: Elly Schlein sceglie l’antifascismo come cifra della sua segreteria. Secondo: sempre l’antifascismo rappresenterà il primo elemento che salderà l’asse d’opposizione tra il Pd di Elly Schlein e il M5S di Giuseppe Conte.

Ne vedremo sicuramente delle belle, con grillini e piddini uniti nella lotta contro il “governo della destra”. Questo Sabato antifascista del 4 marzo sarà con ogni probabilità il preludio dell’ondata di radicalismo che si abbatterà presto sul dibattito politico, come in parte sta già avvenendo, con la furiosa campagna dell’opposizione scatenata in questi giorni contro il ministro Matteo Piantedosi a seguito del naufragio della nave di migranti al largo di Crotone.

L’asse Schlein-Conte troverà probabilmente nel salario minimo e nel reddito di cittadinanza i suoi punti di forza, anche se le posizioni divergeranno con ogni probabilità sul tema caldissino dell’invio di armi all’Ucraina: la nuova segretaria del Pd non potrà sconfessare la linea seguita dal suo predecessore Enrico Letta, pena il quasi sicuro esodo dei “riformisti” dal Pd e l’isolamento dei piddini stessi in Europa.

Quello che però appare certo è una sorta di mutazione del partito fondato a suo tempo da Walter Veltroni, un partito che puntava alla conquista dei ceti moderati e che ambiva a saldare in un’unica proposta politica diversi ceti e settori della società italiana. Un partito che pertanto cercava di stabilire un rapporto di civiltà con l’avversario politico. Intendiamoci, non che in questi ultimi dieci, quindici anni abbiamo assistito a grandi dimostrazioni di bon ton tra formazioni politiche, ma abbiamo quanto meno registrato un abbassamento dei livelli di intollerenza nel confronto politico, anche se naturalmente le polemiche, pur aspre, non sono certo mancate.

Il Pd della Schlein è un’altra cosa. Abbandona il riformismo delle fasi precedenti per imboccare la via del radicalismo. Non più il pragmatismo dei vecchi dirigenti, ma la rabbia dei nuovi “movimenti”, dalle Sardine a tutta la galassia degli scontenti.

L’antifascismo più becero, intollerante e anacronistico è perfettamente funzionale a questo cambiamento di linea. Serve a giustificare un arretramento culturale e a fare da magnete al nuovo rancore sociale. Sanremo esce dall’Ariston e si fa circo (permanente) in piazza.

 

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