Gabriele Polgar è istruttore civile di Krav Maga dal 2014, e spiega a Lo Speciale le migliori tecniche di autodifesa, sicurezza personale, ridimensionando strumenti molto utilizzati come lo spray al peperoncino.
La violenza e la microcriminalità sono in netto aumento, si moltiplicano le discipline legate alla sicurezza individuale, perché?
“Credo sia più utile considerare la percezione delle persone e la loro ricerca di una sicurezza nella quotidianità. La violenza è sempre esistita, solo che ora se ne ha una consapevolezza diversa. Per questo sono nati dei sistemi che, più o meno realisticamente, dovrebbero preparare le persone a garantire meglio la sicurezza personale.”
Ci spiega cos’è il krav Maga e in che cosa si distingue dalle altre discipline?
“Il Krav Maga è un sistema di difesa personale, nato negli anni ‘40 in Israele per uso militare. Recentemente è stato adattato al mondo civile, perché ovviamente gli equipaggiamenti, la preparazione e le situazioni che ci si può trovare a vivere nella quotidianità sono ben diverse da quelle di un soldato. Rispetto alle arti marziali, da cui comunque attinge, nel Krav si misura l’efficacia dell’azione per risolvere il problema il prima possibile; non si hanno regole, insegna a non sprecare tempo alla ricerca della perfezione. Io devo preparare un mio allievo a reagire, a risolvere il problema, non ad apparire. Potremmo dire che alla perfezione della filosofia delle arti marziali, il Krav Maga predilige il “basta che funzioni”; si può utilizzare qualsiasi strumento o bersaglio, si è molto più liberi da questo punto di vista. Bisogna sottolineare che il Krav Maga si rapporta sempre alla realtà, in una situazione violenta, bisogna porre la massima attenzione all’obiettivo primario, ossia il mettersi in sicurezza il prima possibile, con qualsiasi strumento possibile. Il corpo deve reagire diversamente, perché difendendomi per strada, non mi sono riscaldato prima del match, non ho il vestiario adatto, non si hanno le protezioni, che abitualmente si indossano sul ring. Anche i movimenti e i punti di impatto sono diversi, perché senza guantoni c’è il rischio di rompersi le mani, la percezione della realtà cambia. Un fighter ha una grandissima preparazione fisica e tecnica, ma i suoi schemi rispettano comunque quello per cui si è preparato: il Ring, il Tatami ecc. Praticare il Krav significa non rispettare quegli schemi e romperli, ad esempio addestrandosi ad affrontare più aggressori contemporaneamente, con o senza oggetti. Tutto questo in contesti reali come un parcheggio, per strada o nella stessa casa, ambiti che esulano completamente dal contesto sportivo.”
Facciamo qualche esempio. In caso di pericolo, in quali situazioni è conveniente reagire? Riguardo lo spray al peperoncino, è sempre utile? Esistono strumenti più efficaci?
“Innanzitutto, è sempre meglio evitare ogni conflitto, specialmente se mosso da futili motivi: l’ego lasciamolo da parte. Non sappiamo mai chi abbiamo di fronte. Dobbiamo tuttavia fare una profonda distinzione: nel caso di una colluttazione finalizzata a sottrarci qualcosa, dovremmo sempre ricordare che nulla vale quanto la nostra integrità fisica. La situazione cambia se lo scopo del malfattore è quello di condurci con lui altrove, in questo caso il rischio aumenta sensibilmente, ed è necessario reagire con ogni mezzo a disposizione. Avere questo tipo di lucidità necessita la conoscenza di un metodo per poter reagire a certi tipi di situazioni. Per questo, se dispongo di uno strumento che mi consente di non entrare in contatto con l’aggressore, e lo spray questo me lo permette, ben venga, ma bisogna sempre rimanere fedeli alla realtà… in una situazione di emergenza, senza fare facile ironia, sarebbe pressoché inutile tenerlo in borsa, il tempo per estrarlo non ci sarebbe. Andrebbe tenuto pronto all’uso in tasca o nella portiera della macchina. Bisogna inoltre sapere come funziona, magari provandolo, poiché ne esistono di vari tipi: quello che nebulizza e quello con getto diretto. All’esterno, per esempio, se arriva una folata di vento la nebulizzazione dello spray potrebbe ritorcersi contro di noi. Ad ogni modo l’insegnamento del Krav prevede l’utilizzo di oggetti comuni quali un semplice ombrello… personalmente mi è capitato di doverlo utilizzare per tenere lontano qualcuno. La più grande difficoltà nell’autodifesa proviene dalla nostra psicologia e dalla nostra formazione scolastica nell’apprendimento: ricerchiamo sempre la perfezione, non accettiamo il concetto di errore, accogliendo solo quello di giusto e sbagliato. In caso di un’aggressione non ci si può arrestare per riflettere dopo un colpo mal assestato, occorre reagire con prontezza.”
Quali consigli si sente di dare alle persone?
“Nonostante non si possa sempre prevedere il rischio, lo si può almeno prevenire. Dovremmo sempre evitare zone buie ed isolate, soprattutto in certi orari. Nel caso in cui ci si senta seguiti, potrebbe essere utile dissimulare il fatto di essere soli, ad esempio rimanendo al telefono e pronunciando frasi del tipo: “eccoti, ti vedo”, “mi vedi? Sono qui!”. Inoltre, è fondamentale dare sempre ascolto al proprio istinto, se una persona ci ispira delle strane sensazioni, forse abbiamo percepito non la comunicazione verbale, ma il linguaggio del corpo e nulla ci vieta di cambiare marciapiede, anche a costo di sembrare “strani”. Questo potrebbe salvarci da situazioni spiacevoli. Un errore frequente, soprattutto all’esterno, è isolarsi dalla realtà. L’estraniarsi dal presente, magari per necessità, stress o indossando gli auricolari, ci potrebbe far trovare improvvisamente in situazioni complicate. In quest’ultimo caso sarebbe saggio utilizzare la “modalità trasparenza”, che oltre alla musica fa percepire anche il suono esterno. In ogni caso è altamente sconsigliato indossare entrambe le cuffiette: non possiamo mai sapere cosa ci attende dietro l’angolo.”
Di Riccardo Sciarra