In tutta Europa è allarme siccità e questo comporta, oltre alle importantissime questioni idrogeologiche, problemi nei settori dell’agricoltura e allevamento.
In Italia, secondo Coldiretti, sarebbero 300.000 le imprese agricole che si trovano nelle aree più colpite dalla siccità.
Il problema è comune a tutta la nostra penisola con scarsità di raccolti di grano, frutta e verdura, alimenti base della dieta mediterranea. Con le risorse idriche a secco rischiano le produzioni di nostri grandi formaggi e prestigiosi salumi, specialmente del bacino della Pianura Padana dove si produce circa 1/3 dell’agroalimentare. Vanto del Made in Italy in tutto il mondo.
Per le coltivazioni di riso si prevede un taglio di 8mila ettari, il minimo negli ultimi 30 anni. Minori raccolti maggiore aumento dei costi che si traduce in un rincaro dei prezzi al consumo.
In Spagna per la mancanza di precipitazioni non ci sono le ghiande per alimentare i maiali destinati al famoso prosciutto iberico.
In Gran Bretagna, grande paese importatore, scarseggiano molti prodotti dagli scaffali dei supermercati. E sicuramente la Brexit non ha aiutato.
In Francia la situazione non è diversa, anzi.
Il ministro della Transizione ecologica e della Coesione territoriale Christophe Béchu ha detto che la Francia è “in stato di allerta” e che questo è “l’inverno più secco dal 1959”, anno in cui sono iniziate, ufficialmente, le misurazioni delle precipitazioni. L’assenza di pioggia ha superato il record del 2020 e il ministro dell’Agricoltura, Marc Fesneau ha annunciato che potrebbero scattare restrizioni sul consumo dell’acqua e per l’agricoltura ci sono allo studio 60 nuovi progetti di opere idrauliche.
Opere avversate dagli ecologisti che si battono per un’agricoltura rispettosa dell’ambiente. In Francia non c’è scarsità di prodotti anche se molta della verdura e frutta sono importate. E non solo dalle vicine Spagna e Italia, molti agrumi arrivano anche da Israele o paesi molto più lontani del Sud America. E i prezzi naturalmente sono alle stelle.
Ma un’altra situazione che preoccupa il paese d’Oltralpe è la coltivazione di fiori che vengono usati nell’industria profumiera in Provenza, nella città di Grasse, capitale mondiale dei profumi.
Per il suo microclima, la zona di Grasse è famosa per i suoi immensi campi coltivati con numerose varietà di fiori. Ma anche qui nell’ultima stagione il raccolto è fortemente diminuito a causa anche delle alte temperature e le fioriture cominciano a essere in pericolo.
In Europa questo è l’inverno più caldo mai registrato prima, con una temperatura superiore di 1,44°C. Media del periodo 1991/2020.
Scarseggiando le materie prime si teme che i prezzi salgano considerevolmente ma anche che l’industria dei profumi ricorra a fragranze sintetiche prodotte in laboratorio.
Soluzione non auspicabile per salvaguardare l’unicità e la preziosità dei famosi profumi francesi.
Sofia Barilari