La mafia cinese crolla con le rivelazioni di un pentito

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Cinque anni dopo lo storico arresto di Zhang Naizhong, capo assoluto della mafia cinese italiana con centro a Prato, un altro colpo durissimo viene inflitto dalle nostre forze dell’ordine all’organizzazione mafiosa cinese.

Nell’ultima settimana infatti, grazie alle rivelazioni di un pentito, la cui identità rimarrà ancora naturalmente segreta, 47 persone sono state arrestate per associazione a delinquere, traffico di sostanze stupefacenti e sfruttamento della prostituzione. Gli arrestati, di nazionalità cinese, filippina e italiana, cooperavano sul territorio italiano e europeo per commerciare droghe sintetiche normalmente irreperibili nel vecchio continente, quali la shaboo e la yaba. La prima filippina e la seconda del Bangladesh, hanno effetti potentissimi sul corpo umano; basta infatti meno di un decimo di grammo per sentirne gli effetti e il costo è tendenzialmente inferiore a quello di altre droghe più comuni come la cocaina.

Con un fatturato di 8 miliardi annui circa, le Triadi, ovvero la maggiore organizzazione mafiosa cinese, nonché quella più sviluppata in Europa e nel nostro paese, è la sesta associazione mafiosa più ricca al mondo.
In Italia, tra prostituzione e droga, è impossibile calcolare i guadagni effettivi dell’organizzazione, ma per fare una stima basti pensare che insieme ai 47 arresti sono stati confiscati 450g di shaboo, 230g di ketamina, 60 pasticche di ecstasy (MDMA) e 10.745,00 € in contanti. Il valore della merce trovata addosso a queste 47 persone, secondo le stime del Dipartimento Politiche Antidroga, è di circa 90.000 euro per lo shaboo, 7.000 per la ketamina e più di mille euro per l’MDMA.

Come riportato dal Comando Provinciale di Roma dell’Arma dei Carabinieri: “ogni consegna avveniva sotto il controllo della capo cellula di Prato, vertice di fatto di tutta l’organizzazione, la quale, per i carichi diretti a Roma, aveva imposto, sia alla responsabile della cellula romana che ai fornitori cinesi presenti in Grecia, il pagamento di un vero e proprio “dazio” di 1 € a testa, da versare direttamente a lei, per ogni grammo di stupefacente introdotto in Italia. La droga, una volta sul territorio nazionale, veniva movimentata in auto, taxi cinesi oppure in treno, e poi rivenduta “all’ingrosso” a pochi e noti acquirenti cinesi o filippini e, solo in casi eccezionali, a fidati italiani, autorizzati poi a rivendere in proprio ed “al dettaglio” lo stupefacente che finiva nelle varie piazze di spaccio della Capitale.”

Droghe e prostituzione si incontravano poi all’interno di un’importante discoteca del sud-est di Roma, con vendita di pacchetti comprensivi di alcool, droga e sesso che venivano offerti ai clienti. Indubbiamente, questa indagine e il ruolo di questo pentito potrebbero essere l’inizio dello smantellamento di una delle maggiori cellule mafiose straniere operanti sul territorio italiano.

Riccardo Maria Losacco

 

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