La Federal Reserve attua la restrizione monetaria più aggressiva degli ultimi 80 anni. Lo spettro di una nuova crisi dei subprime del 2008?
Dopo il recente aumento della FED del tasso di interesse allo 0,25 il tasso di riferimento raggiunge il 5,25%. Ed è così che si concretizza la restrizione monetaria più aggressiva degli ultimi 80 anni, in poco più di un anno i tassi sono saliti del 5%.
Anche la Banca Centrale Europea segue aumentando i tassi dello 0,25.
Quali sono i reali rischi di tali politiche? Dobbiamo preoccuparci?
Con l’aumento dei tassi, aumentano gli interessi sui debiti, diminuisce il nostro potere d’acquisto e la capacità di restituzione del denaro ottenuto in prestito.
Basti pensare inoltre che questi tassi sono gli stessi del 2007, ovvero alle soglie del crack finanziario generato dai subprime. Qualche segno di scricchiolio si sente: il fallimento di tre banche statunitensi in meno di due mesi.
I rischi sono molto alti, soprattutto in America, la gente riuscirà a pagare i mutui con tassi così elevati? E se non dovesse riuscirci scoppierebbe una nuova crisi immobiliare con i risultati catastrofici già sperimentati nel 2008? Si spera di no, ma senza voler fare “Cassandra” la storia si ripete più o meno con le stesse avvisaglie.
Il popolo americano storicamente molto indebitato beneficia ancora dell’enorme massa di denaro immessa con sussidi a seguito del covid-19, ma siamo agli sgoccioli. L’auspicio è in un soft lending, il mercato del lavoro tiene e se non ci saranno crolli improvvisi dovremmo rassegnarci ad una “decrescita felice”, sperando che le lezioni del 2008 siano bastate ad i banchieri centrali.