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Attentati in Russia, cosa c’è dietro

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Prima l’attentato nel quale è stata uccisa Darya Dugina, ma l’obiettivo era il padre Alexander Dugin. Poi l’assassinio di Vladlen Tatarsky a San Pietroburgo. Infine l’attentato che ha colpito sabato scorso lo scrittore russo Zakhar Prilepin a Nizhni Novgorod. Prilepin in quest’ultimo attentato è rimasto gravemente ferito, mentre il suo autista è morto. Cosa lega questi tre attentati? Tutti e tre i delitti sono stati eseguiti in Russia e questo è ovvio. Altrettanto ovvio, in tutti e tre i casi i presunti attentatori sarebbero ucraini. Per comprendere la strategia del terrore, è importante capire cosa avessero in comune le tre vittime. Alexander Dugin è un filosofo e politologo ed è stato molto vicino a Putin; è considerato l’ispiratore della matrice ideologica ultra-nazionalista russa. Vladlen Tatarsky, il cui vero nome era Maxim Fomin, era nato nella regione ucraina di Donetsk; filo-russo, blogger e corrispondente di guerra; fin dalla prima guerra del Donbass era scappato e si era unito ai separatisti filo-russi; era considerato un’ultra-nazionalista. Zakhar Prilepin, scrittore russo, molto celebre in patria, ha esordito in politica nel partito Nazional-bolscevico all’opposizione, per poi avvicinarsi al presidente Putin; considerato esponente della fazione ultra-nazionalista russa.

Questa breve e veloce rassegna del profilo biografico delle tre vittime degli attentati verificatisi in Russia rende evidente il loro tratto comune.  Erano tutti e tre esponenti della fazione ultra-nazionalista, che si pone all’estrema destra delo schieramento politico russo. E allora, cui prodest? Il terrorismo ha sempre uno scopo. Non accade mai niente per caso e gli obiettivi sono sempre scelti con estrema cura. Se i terroristi ucraini, o i loro mandanti, hanno preso di mira esponenti della corrente ultra-nazionalista russa, evidentemente stanno cercando di scatenare una certa reazione. La reazione degli ultra-nazionalisti non può che essere del tipo che “Putin è troppo moderato e troppo gentile con gli ucraini”, “facciamo fuori Zelensky e chiudiamo immediatamente la partita con l’Ucraina”. Deve, peraltro, essere precisato che la Russia potrebbe sdraiare l’Ucraina e neutralizzare il suo governo in pochi giorni. Ma se lo facesse, quali sarebbero le conseguenze? Enormi perdite fra la popolazione; ingenti danni e distruzioni alle infrastrutture anche civili; soprattutto i russi diventerebbero gli aggressori da fermare a livello internazionale. Cosicchè, in difesa dell’Ucraina potrebbero intervenire paesi limitrofi come Polonia, Moldavia, Romania e Paesi baltici, tutti appoggiati dalla Nato. Perciò, nella congiuntura attuale, soffiare sul fuoco dell’ultra-nazionalismo russo è molto pericoloso. Sarebbe invece preferibile una de-escalation, che possa evitare lo scoppio di un conflitto generalizzato nel quale non ci sarebbero vincitori, ma solo sconfitti.

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