La protagonista indiscussa del concertone del primo maggio è stata senza dubbio Ambra Angiolini, una donna con la D maiuscola che, per la sesta volta consecutiva, ha condotto e dato un taglio personale all’evento più atteso della stagione. Quest’anno, la giovane attrice, ha voluto dar voce a tutte le donne d’Italia portando sul palco una tematica molto importante, anche recentemente affrontata dalla stessa Chiara Ferragni, la parità di genere – nel nostro paese ancora parecchio sconosciuta -.
In realtà, per quanto la questione possa apparire scontata, sentita e risentita, non lo è affatto anzi, è più seria di quanto sembri. Ma c’è dell’altro, la Angiolini è stata forse la prima – finalmente – a non cadere nella banalità. Ha parlato di un problema che, in fondo, tutti noi conosciamo, ma che forse non abbiamo ben analizzato a fondo. La conduttrice ha ritenuto importante esprimere alcune sue riflessioni piuttosto che considerazioni che potrebbero permetterci di osservare la problematica con una luce diversa.
Anzitutto ha affrontato la questione del lavoro: “Al giorno d’oggi – ha affermato Ambra Angiolini -, un lavoro dignitoso, una retribuzione dignitosa e quindi un tenore di vita dignitoso sono cose da supereroi”. Ma allora, continua l’attrice: “C’è un diritto che è stato dimenticato tra le righe della Costituzione: il diritto di essere ordinari anche in una società che ci chiede di essere straordinari, sempre”.
Nel corso della serata poi, è tornata sul palco a parlare dell’inutile battaglia che molti di noi si ostinano a combattere, quella contro un ipotetico sessismo della lingua italiana. Avvocata, Ingegnera, architetta, ha detto Ambra: “Cosa ce ne facciamo delle vocali in fondo alle parole?” Non ce ne facciamo niente, è necessario, al contrario, concentrarsi sulle vere battaglie; “Innanzitutto mettete le donne nella condizione di lavorare”, ha concluso l’attrice.
Perché poi alla fine, come ha affermato la stessa Angiolini: “Uguale significa essere uguale, e finisce con la e”.
Di Francesca Pandolfi