L’alluvione ha spazzato via pure l’economia dell’Emilia-Romagna

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Adesso è il momento della risposta all’emergenza, del salvataggio delle persone e delle lacrime per chi non ce l’ha fatta. Ma non deve sorprendere che una terra concreta e laboriosa come quella emiliano-romagnola ci sia già chi comincia a fare la conta dei danni causati dall’alluvione. Una conta che purtroppo fa già spavento.

Sì, perché il maltempo che continua a devastare l’Italia da Bologna a Rimini ha in poche ore eliminato centinaia di migliaia di metri quadrati di spiagge, devastato i campi coltivati, danneggiato attrezzature, reso inagibili i capannoni e rovinato la merce nei magazzini. Nessun settore è stato finora risparmiato; dall’industria all’agricoltura al turismo (che solitamente in questa fase dell’anno è già fiorente grazie ai viaggiatori tedeschi e francesi) l’economia locale è stata colpita al cuore. Anche l’annullamento del Gran premio di Imola previsto per questo fine settimana è un duro colpo, sia per il mancato indotto che per la pubblicità negativa generata dalla notizia (i casi in cui una gara di Formula 1 è stata annullata si contano sulle dita di una mano). Non è per ora possibile quantificare le conseguenze di questo disastro con un dato numerico preciso, ma il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin parla di “danni enormi”. Di sicuro sarà molto superiore al miliardo di euro calcolato in seguito all’ondata di maltempo che aveva colpito queste terre solo due settimane fa: la vice presidente della Regione Irene Priolo aveva assicurato che avrebbe “chiesto nuove risorse allo Stato centrale”, mentre Giorgia Meloni, in viaggio per partecipare al G7 di Hiroshima, ha assicurato di essere pronta ad approvare, se necessario, nuove misure di emergenza per dimostrare la presenza del governo “al fianco delle popolazioni colpite e delle istituzioni sul territorio”.

Cgil, Cisl e Uil non hanno perso tempo e già oggi si sono fatte ricevere dai vertici della Regione a Bologna per “sostenere le lavoratrici e lavoratori impossibilitati a lavorare, che oltre a subire danni materiali, rischiano di perdere salario e contributi”. Non se la passano molto meglio i piccoli imprenditori del litorale, che rischiano di arrivare impreparati all’appuntamento con i vacanzieri estivi, e temono che le autorità non saranno in grado di ripristinare in tempo strade, lungomare e spiagge convincendo così i villeggianti a fare le ferie altrove. Tra Rimini e Riccione la burrasca si è mangiata anche venti metri di spiaggia, portandosi via le passerelle, le cabine e i primi ombrelloni sistemati per la stagione che sembrava sul punto di cominciare e lasciando al loro posto tronchi, rami, sassi e pezzi di barche distrutte dalla furia delle onde. Gli addetti agli stabilimenti si sono messi al lavoro già oggi, approfittando di una breve tregua del maltempo, per togliere di mezzo i detriti più ingombranti e fare il punto sui lavori da completare.

Tra paesi isolati, strade interrotte, linee ferroviarie non funzionanti e fiumi esondati non c’è poi dubbio che nei prossimi giorni decine di migliaia di persone non potranno recarsi a lavoro, un lavoro che in queste terre tende a essere “concreto” e difficilmente può essere fatto in smart working. Come quello dei lavoratori delle spiagge che stanno già faticando per tornare ad accogliere i turisti, nonostante tutto. Perché questa, oltre che la terra del lavoro, è anche la terra dell’ottimismo.

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