Roccella contestata, Schlein inquietante

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Roccella contestata al Salone del Libro di Torino: quello che preoccupa non è solo la violenza delle contestatrici e dei contestatori, ma anche e soprattutto la legittimazione che questi agitatori hanno ricevuto da Elly Schlein.

Dà i brividi pensare a quali conseguenze di piazza può portare il fatto che la leader del più forte partito di opposizione giustifichi l’aggressione a un ministro, cui è stata impedita la possibilità di presentare il suo libro a una importante manifestazione culturale.

La contestazione attuata da femministe esagitate ed ecologisti isterici contro autori e personaggi ritenuti biechi reazionari non è purtroppo una novità. Sono fenomeni che sperimentiamo fin dagli anni Settanta. Da almeno una cinquantina d’anni ci dobbiamo sorbire immagini e urla di erinni scatenate, di giovanotti urlanti nonché di maturi signori dalle zazzere sempre più grigie che prendono d’assalto convegni e incontri culturali a loro non graditi. L’aggressione alla Roccella ha insomma una lunghissima serie di precedenti dietro di sé.

È una prassi che continua a essere incredibilmente  tollerata dalle autorità e che sta assumendo contorni sempre più allarmanti anche al di fuori del nostro Paese. Pensiamo ad  esempio al mondo anglosassone, dove imperversa il movimento woke (il “risveglio” delle minoranze “oppresse” del passato) che sta violentemente mettendo in discussione le basi stesse della memoria storico-culturale occidentale. A anche in Italia non ci facciamo mancare nulla, come dimostra il teppismo degli eco-vandali di “ultima generazione”, che vengono anche invitati a parlare in tv allo scopo di spiegare le loro “ragioni”.

Alla base di certi fenomeni ci sono diverse cause, a partire dal cedimento spirituale e morale delle classi dirigenti euro-americane e per finire con un perverso meccanismo politico-culturale che s’è affermato nella nostra società: è l’idea sbagliata e malata secondo la quale la violenza di chi si batte per “nobili” cause come l’ambiente, l’uguaglianza e lotta alle discriminazioni sia sempre giustificata. Che poi gli “oppressi” o l’ecosistema non sappiano che farsene di certi atti di violenza è cosa che non balena minimante nella testa degli attivisti più esagitati e dei loro mallevadori.

La Roccella è stata contestata sia per le sue posizioni in materia di aborto sia per la sua qualità di ministro di un governo sgradito agli ecologisti estremi. C’è da dire che la presentazione del libro  del ministro della Famiglia si sarebbe comunque potuta tenere se fossero intervenute le forze dell’ordine. Ma è stata la stessa ministra a non volere l’arrivo della polizia. Un atto di signorilità che non è stato, evidentemente, né capito né apprezzato dai violenti e dai loro sponsor.

E tra questi sponsor c’è stata, come dicevamo all’inizio, la leader del Pd Elly Schlein. E proprio questo è  il fatto nuovo e inquietante, perché testimonia un mutamento nel costume politico italiano: il maggiore partito d’opposizione non cerca alcun tipo di confronto con la maggioranza, ma imposta la sua azione al muro contro muro.

La Schlein, non solo rifiuta la minima solidarietà alla Roccella, ma capovolge anche i fatti: gli aggressori diventano vittime e gli aggrediti diventano aggressori. Altro non significano le dichiarazioni della segretaria Pd: «In democrazia bisogna mettere in conto che ci sia il dissenso. Noi siamo per il confronto duro e acceso. È surreale il problema che ha questo governo con ogni forma di dissenso». Queste parole fanno il paio con quelle del direttore del Salone de Libro, Nicola Lagioia, che ha definito «contestazione legittima» il grave atto di intolleranza nei confronti del ministro Roccella.

Il ricorso alla manipolazione è la dimostrazione della deriva estremistica che sta interessando il Partito democratico a guida Schlein: se i fatti vengono distorti e negati  non ci può essere alcun tipo di dialogo. Vauro, le Sardine tutti gli “antifa” d’Italia uniti nella lotta intorno a Elly la pasionaria.

Questa Terza repubblica con la Schlein protagonista sembra davvero la brutta copia della Prima, durante la quale c’era sì tanta intolleranza ma anche tanta cultura. E l’estremismo di erinni ed esagitati vari era quantomeno temperato dall’aplomb e dal senso di responsabilità dei vertici della sinistra di allora. Del resto, come disse Karl Marx, la «storia si presenta sempre due volte: prima come tragedia e poi in come farsa».

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