Un ciclo di conferenze illustrano la storia di Roma e del suo patrimonio
Fino al prossimo mese di giugno il Servizio Coordinamento Attività didattiche di Sovrintendenza organizza una serie di conferenze (circa una a settimana) dal titolo “Roma racconta”.
Quest’anno l’iniziativa è particolarmente volta a mettere in mostra i mestieri del patrimonio culturale, svariati e numerosissimi.
E sono proprio i protagonisti di questo mondo a prendere la parola. Si tratta di storici dell’arte, curatori del patrimonio, archeologi, restauratori ma anche ricercatori o archivisti.
Le conferenze si tengono al Museo di Roma, Palazzo Braschi e alla sede in Trastevere e vi si può assistere in presenza e anche online. L’iniziativa è completamente gratuita e rivolta a professori, studenti, ma anche a cittadini curiosi di scoprirne di più sul passato glorioso della città.
La scelta è ricaduta sul Museo di Roma perché accoglie una vastissima collezione di opere che testimoniano della storia della nostra capitale.
Palazzo Braschi, edificato tra la fine del 1700 e gli inizi del 1800 è sede del museo dal 1952.
Si tratta della seconda sede dell’istituzione, che si trovava in origine nella struttura dell’ex Pastificio Pantanella, a Piazza della Bocca della Verità e venne inaugurata dallo storico dell’arte e allora direttore delle Antichità e Belle Arti del Governatorato, Antonio Muñoz (1884-1960) in occasione del Natale di Roma 1930.
Nella stessa sede si trovava già il Museo dell’Impero, fondato nel 1926, che celebrava il mito della Roma Imperiale, mentre il Museo di Roma, voleva mettere in luce quei secoli meno conosciuti della storia della città, soprattutto l’epoca medievale.
Antonio Muñoz fu uno dei primi grandi storici dell’arte italiani. Allievo di Adolfo Venturi (1856-1941), che per primo occupò la cattedra di Storia dell’arte dell’Università “Sapienza”, fu proprio il suo maestro a indirizzarlo verso lo studio dell’arte bizantina, all’epoca ben poco conosciuta in Italia.
Muñoz, giovanissimo, curò l’Esposizione d’arte italo bizantina a Grottaferrata, nel 1905, in occasione del IX centenario dell’Abbazia Greca di San Nilo. La mostra, la prima in Italia dedicata a questa tematica, venne promossa dal Vaticano in un’ottica di avvicinamento alla chiesa ortodossa.
Nonostante ciò, il filone di ricerca su Bisanzio non trovò condizioni favorevoli per mettere le radici. Da una parte a causa dell’incidenza profonda dei nuovi incarichi istituzionali di Muñoz che lo allontanarono dagli studi bizantini (fu infatti Soprintendente ai Monumenti del Lazio dal 1914 al 1928 e più tardi ispettore generale delle Antichità e Belle Arti del Governatorato di Roma). Dall’altra non giovò il crescente clima antibizantino che prevaleva nel periodo fascista.
Della riscoperta di Roma bizantina si è parlato durante la conferenza del 18 maggio, a cura di Antonio Iacobini, professore ordinario di Storia dell’arte bizantina all’Università “Sapienza” di Roma e Giovanni Gasbarri, ricercatore presso lo stesso ateneo.
I primi ritrovamenti archeologici avvennero tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900, fino a quel momento Bisanzio evocava una visione simbolista, letteraria e mondana della vita, come testimonia la rivista diretta dal celebre Gabriele D’Annunzio “Cronaca bizantina”.
L’anno 1900 fu cruciale e aprì una stagione di scavi su larga scala guidati dall’archeologo Giacomo Boni (1859-1925). L’ 8 gennaio la demolizione della chiesa barocca di Santa Maria Liberatrice permise alla chiesa di Santa Maria Antiqua di riemergere, dopo essere rimasta sepolta per oltre un millennio. Vennero riportate alla luce in meno di 2 anni delle estese quantità di pitture parietali rimaste sigillate sotto i crolli del terremoto dell’anno 847. Queste pitture con iscrizioni in greco testimoniano del periodo bizantino di Roma (tra il VI e l’VIII secolo), epoca in cui si successero una decina di papi greci. Questi affreschi sono una testimonianza unica del patrimonio pittorico a Bisanzio, in gran parte distrutto durante l’epoca iconoclasta (726-843).
Negli stessi anni vennero individuati sotto la chiesa medievale di San Saba sul Palatino, i resti di un oratorio absidato, testimonianza del periodo bizantino. Si tratta del luogo dove dal VII secolo si era instaurata una comunità di monaci provenienti dalla Palestina. Nel 1904 nuove pitture vennero recuperate nella chiesa di S. Maria in Via Lata, sul corso (visibili oggi al Museo Nazionale Romano- Crypta Balbi).
Questa parentesi sulla Roma medievale è una delle tante conferenze di un ricchissimo programma consultabile sul sito dei Musei Capitolini nella sezione “Didattica”. Appuntamento al 30 maggio, ore 16:30, per una sessione dedicata ai Monumenti invisibili e al mestiere dell’archeologo, animata da Alessandra Ten, docente alla “Sapienza”.
di Sofia Barilari