Comunali, per il centrodestra di governo e per la destra di Giorgia Meloni è il giorno del trionfo. Poi, si sa, tutto può sempre cambiare. Ma la coalizione e la sua leader possono legittimamente brindare. Oggi abbiamo la conferma che le forze al governo del Paese non hanno veri competitori.
Il trionfo del centrodestra è innanzi tutto nei numeri: la vittoria è di 9 a 3, che si aggiunge al 4 a 2 dell’andata. Ma il trionfo è anche nella qualità: il centrodestra espugna un caposaldo storico della sinistra come Ancona e conferma i suoi sindaci nella (non più) rossa Toscana. La coalizione guidata da Giorgia rivince a Pisa, a Siena, a Massa. Riconquistare un po’ di terreno perduto nelle antiche roccaforti della sinistra nel Centro Italia era il sogno non tanto segreto di Elly Schelin e dei suoi. Ma i ballottaggi del 28 e 29 maggio hanno dimostrato che la geografia politica del Paese è profondamente cambiata. Nulla è più come prima: la destra si è ormai ben radicata anche nelle aree un tempo segnate dalla cultura politica territoriale della sinistra. La qual cosa, in fondo, non stupisce, vista la mutazione antropologica del Pd, il suo essere ormai partito fluido, espressione politica di ceti urbani liquidi e sradicati.
Ma il trionfo di Giorgia in queste Comunali segnala anche un altro mutamento, a suo modo, “storico”: i ballottaggi non sono più appannaggio della sinistra. Al contrario, è la destra che oggi sa motivare meglio i suoi elettori. L’effetto Schelin, non solo non c’è stato, ma, se c’è stato, è stato addirittura depressivo, a conferma del fatto che la sovraesposizione mediatica può poi riservare brutte sorprese, a contatto con la realtà.
Per quello che riguarda direttamente la premier, si può dire che la tornata delle Comunali di maggio rafforza il suo governo. E non si tratta di un risultato scontato, perché sono passati otto mesi dalle elezioni politiche e la luna di miele tra la leader e l’opinione pubblica poteva anche ridursi. Invece il momento magico con gli elettorali non accenna a diminuire. E dire che non è stato un periodo facile per la premier e il suo partito, marcati stretti da avversari arcigni e da un grande stampa che non ha concesso nulla.
Sono stati mesi di antifascismo nevrotico e ossessivo, di accuse di “disumanità” per la tragedia di Cutro, di recriminazioni per le difficoltà di erogazione dei fondi del Pnrr, senza poi contare le grida all’ “occupazione” della Rai, con le icone dei “martiri” (Fazio, Litizzetto e Annunziata) esibite come prove della “smania di potere” di “questa destra”.
Quello che si può dire è che il vecchio armamentario polemico della sinistra, la sua costante delegittimazione dell’avversario politico, la sua tendenza a dipingere la destra come una costante minaccia alla democrazia sono cose che non funzionano più.
A convincere gli elettori è stata probabilmente la solidità e la concretezza che la Meloni ha saputo comunicare all’opinione pubblica in questi mesi. A convincerli è stata anche la smentita dei soliti gufi e delle solite Cassandre, che preconizzavano fin dall’inizio l’ “isolamento internazionale” dell’Italia. Quello che è invece avvenuto ha dello stupefacente: tutti hanno potuto constatare come questa giovane donna, Giorgia, fino a un anno fa pressoché sconosciuta all’establishment mondiale, è riuscita a conquistare gli alleati europei e occidentali. Tutti hanno visto la disinvoltura con la quale si è mossa nei vertici internazionali. Tutti hanno constatato le parole di apprezzamento che sono venute nei confronti del nostro governo, con buona pace di Emmanuel Macron, che ha dovuto fare una brusca marcia indietro nella polemica (strumentale e a uso interno) che ha scatenato mesi fa contro la nostra premier.
Ma, a convincere gli elettori, è stato anche l’andamento positivo dell’economia. La temuta esplosione dei costi energetici non c’è stata e le previsioni di crescita sono state riviste al rialzo. Tante sono le cose che hanno spinto gli elettori a rinnovare la loro fiducia al centrodestra e a Giorgia Meloni. E tra queste cose ci sono anche i gesti di vicinanza e di solidarietà compiuti dalla premier verso le popolazioni colpite dall’alluvione in Emilia Romagna: dall’abbandono anticipato del G-8 di Hiroshima per raggiungere le aree devastate dagli allagamenti all’abbraccio con Stefano Bonaccini, fino alla visita compiuta in compagnia di Ursula von der Leyen.
Ora la strada fino alla prossima, impegnativa verifica (le elezioni europee) sembra in discesa. Queste Comunali consegnano alla premier il favorevole viatico di un anno senza competizioni elettorali. In un anno molte cose possono certo cambiare. Ma, a questo punto, tutto dipenderà dalla premier e dalla maggioranza. Per come sta messa l’opposizione, se le cose si dovessero per caso mettere male per il governo, sarebbe solo per eventuali errori della maggioranza, non certo per improbabili successi della Schlein e dei suoi compagni.