Giornate di polemiche e di possibili incomprensioni tra la comunità LGBTQI plus e la cantante Arisa. L’interprete è confusa, rinnega i propri ideali o è opportunista? Arisa ha scelto di non partecipare al Pride o è stata costretta? A dire la sua la scrittrice, opinionista, attrice, nonché attivista politica Vladimir Luxuria in un’intervista al giornale Lo Speciale.
L’appello lanciato da Luxuria contro la discriminazione? «Quello di continuare a fare resistenza, anche quando ci sembra di essere minoritari; perché comunque siamo dalla parte giusta della storia».
Cosa pensa del dietrofront di Arisa nella partecipazione al pride di Milano e Roma?
«Date le sue ultime dichiarazioni contrarie ai principi del nostro pride, il suo manager, concordando con gli organizzatori, ha reputato poco opportuno che Arisa si esibisse. Nemmeno io il 10 giugno potrò essere a Roma perché sarò madrina del pride di Foggia, la mia città natale».
Nel suo ultimo post sui social Arisa ha dichiarato: «Se vi giocherete la carta dell’amore vincerete sempre.» Si è rimangiata i suoi ideali secondo lei? Come interpreta questa frase?
«Ad Arisa continuo a voler bene, le sue canzoni continuano ad emozionarmi e sono sicura che ci sarà un chiarimento. In questo periodo davvero credo che sia confusa. Non penso che sia opportunismo, né che lo faccia per partecipare a Sanremo come qualcuno ha scritto o per saltare sul carro del vincitore. Credo che abbia le idee un po’ confuse».
Tra le sue svariate professioni non è da meno quella svolta come deputata della repubblica italiana. Ha mai pensato di intraprendere nuovamente la carriera politica? Quanto potrebbe essere di supporto in un momento come questo, secondo lei, una reale attivista per le cause LGBTQI plus in politica?
«Questo è il periodo in cui mi sento un po’ la trota contro corrente. La corrente è una corrente di destra che festeggia in Spagna, festeggia Erdogan in Turchia promettendo la fine di chi va contro la famiglia tradizionale. In Italia per spazzare via le famiglie arcobaleno, è andata persa la speranza di una legge contro l’omotransfobia. Soprattutto è una politica che discrimina fortemente le persone trans. Un esempio è la questione della trans brasiliana Bruna a Milano dove, anche senza saper nulla, tutti hanno preso subito le difese degli agenti di polizia».
C’è un messaggio che le andrebbe di lanciare contro le discriminazioni?
«Bisogna sempre stare dalla parte dell’amore, dell’inclusione. Anche quando ci sembra di essere minoritari, quando sembra che i voti vadano tutti dall’altra parte, dobbiamo continuare a fare resistenza; perché comunque siamo dalla parte giusta della storia».