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Serbia/Kosovo, la guerra si allarga

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Lunedì scorso nel nord del Kosovo a maggioranza serba sono scoppiati violenti scontri tra i manifestanti di etnia serba e i militari della Kfor – la forza di interposizione incaricata di formare un cuscinetto tra serbi e kosovari. Cinquantadue manifestanti e una trentina di militari della Kfor sono rimasti feriti, fra i quali più di dieci militari italiani.

Le ragioni che hanno portato allo scontro sono sempre le stesse vecchie problematiche mai risolte. A fine aprile a Zvecan e in altre città del nord del Kosovo sono state elette amministrazioni locali di etnia albanese. Gli eletti hanno chiesto aiuto alla polizia kosovara, che ha occupato gli edifici delle istituzioni locali. A quel punto si è scatenata la protesta della popolazione di etnia serba contro la Kfor, accusata di non proteggere la minoranza serba. Le proteste si sono estese anche a Pristina e ad altre locdalità. La Nato ha inviato rinforzi e i militari hanno cominciato a sparare ad altezza d’uomo. Il presidente serbo Vucic ha minacciato di mandare l’esercito a difendere la popolazione di etnia serba del Kosovo. Perché questa crisi pericolosissima scoppia proprio ora nel cuore dell’Europa?

La Serbia, insieme all’Ungheria, è sempre stata apertamente dalla parte di Putin. In questo momento il conflitto che oppone la Russia all’Ucraina, appoggiata a sua volta dalla Nato, sta per raggiungere il punto di non ritorno, al di là del quale c’è l’abisso. Questo schema della Nato che appoggia il Kosovo, una regione a maggioranza albanese, contro la Serbia filorussa, è una riproposizione bella e buona del conflitto russo-ucraino nel cuore dell’Europa. Sotto questo profilo questa crisi serbo-kosovara non è altro che un allargamento del conflitto che oppone la Russia (e la Cina) agli Usa e alla Nato. Se l’escalation non viene fermata immediatamente, c’è il rischio di una guerra che potrebbe divampare proprio vicino ai confini del nostro paese. L’Italia sarebbe coinvolta? Va considerato il fatto che una parte cospicua delle forze di interposizione Kfor sono composte da militari italiani. Perciò sarebbe difficile per l’Italia sfilarsi.

Gli sviluppi, comunque, non promettono bene. Il Ministro della Difesa serbo, Milos Vucevic, ha precisato alla radio e alla televisione nazionale che, in caso di pogrom o deportazioni contro la popolazione di origine serba che si trova nel nord del Kosovo, l’esercito sarebbe costretto a intervenire. In precedenza il capo di stato maggiore dell’esercito serbo, Milan Mojsilovic aveva ispezionato le unità delle forze armate, che sono al più alto livello di prontezza al combattimento. La situazione della sicurezza nel nord del Kosovo e a Metohija rimane molto tesa.

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