Per comandare nel PD basta non essere del PD

2 minuti di lettura

Va bene farsi battere da Bersani, ma addirittura dai comici Luca e Paolo e da Fabrizio Corona! Eppure è questo il risultato dell’ospitata in tv della segretaria del Pd Elly Schlein, che martedì si è presentata a Cartabianca subito dopo il discusso fotografo, facendo perdere alla trasmissione di Bianca Berlinguer 3 punti di share in 3 minuti. Qualcuno dei telespettatori in fuga potrebbe essersi sintonizzato su La7, dove l’ex segretario del Pd Pierluigi Bersani otteneva un notevole 9% di share duellando con Sallusti sulla presunta deriva illiberale della destra. Eppure l’interesse nei confronti di Elly in questi giorni è alto, grazie proprio alla sua ultima clamorosa decisione: nominare un nuovo capo gruppo del Pd alla Camera, rimuovendo il figlio di Vincenzo De Luca per sostituirlo con Paolo Ciani. Gli elettori del Pd che non lo conoscono non si sentano in colpa; Ciani, come ha subito tenuto a ricordare a Repubblica, non è iscritto al Pd e non ha alcuna intenzione di farlo ora. Perché ha il suo, di partito; si chiama Demos, e anche se lo conoscono in pochissimi è un partito a tutti gli effetti, che ha partecipato con simbolo autonomo pure alle ultime regionali nel Lazio.

Ma a far scalpore non è tanto l’aver scelto come capogruppo di un partito uno che a quel partito non appartiene (in fondo la stessa Schlein è riuscita a farsi eleggere segretaria senza prendere la tessera), ma le posizioni del capogruppo su una delle questioni più delicate per la nostra politica estera; la fornitura di aiuti militari all’Ucraina. Alla quale Ciani, a differenza di quasi tutto il Pd, è contrario. Il leader di Demos non crede, bontà sua, a una vittoria militare ucraina, ma vorrebbe aiutare Kiev “a superare questa guerra” investendo “sul cessate il fuoco”, aggiungendo che “per ora l’Europa e l’Occidente non stanno facendo abbastanza”. Posizioni tutt’altro che inedite, per carità, ma più vicine al pensiero di Giuseppe Conte che a quelle del Pd, i cui esponenti non hanno tardato a farsi sentire.

Per il presidente del Copaisr Lorenzo Guerini “la nostra linea sull’Ucraina è chiara e non è minimamente in discussione”, mentre Filippo Sensi: assicura che “il mio sostegno fino alla fine all’Ucraina e alla resistenza contro l’aggressione della Russia non vacillerà, non cambierà. No”. ancora più dura la vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno, che ha affidato il suo pensiero a un tweet dai toni infuocati: “Ciani diventa vicecapogruppo del gruppo del Pd, dichiara di non volersi iscrivere al nostro partito ma di volerne cambiare la linea sull’Ucraina. Grande confusione sotto il cielo. Una cosa però mi pare importante ribadirla: il sostegno del Pd alla resistenza Ucraina non cambia e non cambia”.

Certo, sarebbe interessante sapere cosa ne pensa la Schlein, che questa confusione l’ha indirettamente provocata. Ma la segretaria si guarda bene dal parlare di queste bazzecole. Di fronte alla Berlinguer ha preferito affrontare temi come il cambiamento climatico, grandi a vaghi abbastanza da consentirle di cavarsela con le solite dichiarazioni di principio che nascondono una evidente mancanza di proposte sul piano pratico. Neanche una parola su Ciani, tante in compenso sul solito Renzi e la Meloni, che invece si guarda bene, quando parla con la stampa, di nominare quella che in teoria è la sua principale rivale. Gli spettatori, annoiati, hanno cambiato canale. Elly deve ora assicurarsi che gli elettori non facciano lo stesso.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Articolo precedente

Isernia, schianto tra tre auto: muore 30enne

Articolo successivo

Ponte sullo Stretto, botta e risposta Anac-Mit

0  0,00