/

Quanto ci costerà volare con i ricatti di Ryanair

2 minuti di lettura

Tempi duri per i siciliani e i sardi che volano con Ryanair. Il capo della compagnia low cost (sempre meno low) Michael O’Leary ha già diminuito del 10% i voli per la Sardegna e sta per farlo con la Sicilia, come ritorsione per l’approvazione del decreto del governo Meloni che fissa un tetto ai prezzi dei voli per le grandi isole.

Il sistema di Ryanair è semplice: dato che il tetto si applica a partire da aumenti del 200% rispetto al costo medio del biglietto, diminuendo l’offerta il prezzo medio aumenterà e si potrà innalzare comunque le tariffe alle stelle durante l’alta stagione. In altre parole: i prezzi in estate e durante feste e ponti resteranno alti, mentre in bassa stagione non scenderanno più di tanto.

Per dimostrare che non scherza il patron di Ryair O’Leary ha già cancellato tre rotte: la Cagliari-Trieste, la Alghero-Bari e Alghero-Treviso, e ha diminuito la frequenza sulle tratte che collegano la Sardegna con Roma, Milano Malpensa, Bergamo, Catania, Napoli e Venezia.

Ma Ryanair può farlo? Anche se suona come un ricatto bello e buono, l’azienda è privata e non la si può certo costringere a volare dove non vuole. La debolezza della posizione italiana deriva dal fatto che in questi anni ci siamo affidati a una società straniera per garantire livelli minimi di collegamento con le Isole che una volta venivano assicurati con i soldi pubblici (ovvero con gli aerei di Alitalia e i traghetti di Tirrenia).

Va chiarito che le compagnie aeree non hanno alcuna necessità di alzare i prezzi ai livelli che abbiamo visto questa estate: il costo dei biglietti è risultato il 50% più alto rispetto al 2022 ma quello del carburante è sceso del 45%, garantendo profitti enormi a Ryanair e compagne. Il problema è che gli europei hanno una gran voglia di viaggiare e hanno riempito tutti i posti disponibili anche di fronte a rincari tanto assurdi. E quindi, secondo la legge della domanda e dell’offerta, i prezzi si sono alzati.

Per ora a Palazzo Chigi vogliono tenere il punto: al Corriere della Sera O’Leary ha concesso un’intervista durissima, durante la quale ha definito “clown” gli esperti dell’Enac, ha detto che il decreto è illegale e che nemmeno al Ministero delle Imprese hanno capito come applicarlo. Il ministro Urso non ha finora replicato, ma di fronte a una reazione così forte se il governo tornasse sui suoi passi darebbe un’immagine molto debole di sé.

Si potrebbe provare a convincere altre compagnie a prendere il posto di Ryanair, ma non sarà facile: il vettore irlandese controlla il 60% del traffico aerei dei due principali aeroporti sardi, Cagliari e Alghero. Non aiuta poi il fatto che anche le concorrenti, compresa l’italiana Easyjet, si sono lamentate pubblicamente del decreto, minacciando pure loro di diminuire i voli interni.

È vero che l’Italia è un mercato fondamentale per Ryaniar, che qui, in mancanza di una compagnia di bandiera funzionante, è arrivata a fare affari d’oro, ma in buona sostanza la libertà di movimento di sardi e (in misura minore) siciliani dipende dalle bizze di un miliardario irlandese.

Una bella gatta da pelare per un governo tanto attento alla sovranità italiana, che proprio in questi giorni si prepara a cedere definitivamente quel che rimane della sua compagnia di bandiera ai tedeschi. Regalando agli stranieri altro potere sui nostri cieli.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Articolo precedente

Pogba positivo al doping, controanalisi il 20 settembre

Articolo successivo

Cisco Secure Application: più sicurezza per le applicazioni cloud native e ibride

0  0,00