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Presidenti alla sbarra, le elezioni Usa le decideranno i giudici

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Se insisterà a candidarsi alle prossime presidenziali, Joe Biden farà campagna elettorale nel 2024 mentre il figlio Hunter sarà sotto processo. Non proprio un biglietto da visita ideale per il vecchio Joe, che sta facendo di tutto per presentarsi agli americani come il candidato anziano ma affidabile, o almeno “pulito” a confronto col plurindagato Donald Trump.

Tentativo destinato probabilmente a fallire, tanto che i repubblicani ne hanno chiesto l’impeachment (ovvero la messa in stato d’accusa) con capi d’imputazione gravissimi: abuso di potere, ostruzione della giustizia e corruzione riguardo le presunte complicità in alcuni affari all’estero di Hunter.

Le parole dello speaker repubblicano alla Camera Kevin McCarthy sono state molto dure: “Attraverso le nostre indagini abbiamo scoperto che Biden ha mentito al popolo americano riguardo alla propria conoscenza degli affari esteri della sua famiglia. Testimoni oculari hanno dichiarato che il presidente si è unito a più telefonate e ha avuto molteplici interazioni, cene che hanno fruttato milioni di dollari a suo figlio e ai suoi soci in affari“. Anche se l’inpeachment alla fine non dovesse passare – occorrono 218 voti e alcuni repubblicani potrebbero non sentirsela di mettere il presidente alla sbarra – il messaggio politico che arriva agli elettori è devastante.

Persino il Wall Street Journal, il primo quotidiano finanziario americano, certo mai tenero con Biden ma neanche con Trump, ha chiesto che l’attuale inquilino della Casa Bianca venga messo in stato d’accusa. “La sua amministrazione ha ostacolato ogni tentativo di arrivare alla verità, e la Casa Bianca sta ora costruendo una sala di guerra di avvocati e addetti alle comunicazioni per contrastare le indagini”, ha spiegato il giornale.

Certo Hunter Biden non è un fan delle politiche del padre. È finito infatti inputato per possesso illegale di un’arma – mentre il padre cerca di limitarne la circolazione negli Stat Uniti – e rischia di finirci ancora per evasione fiscale, altro cavallo di battaglia del papà presidente. Ma a preoccupare sono soprattutto i suoi affari con Burisma Holdings, compagnia ucraina del gas che diede ad Hunter un posto nel consiglio d’amministrazione (nonostante non parlasse una parola di ucraino) subito dopo che il padre aveva ottenuto dall’allora presidente Obama il compito di occuparsi della transizione politica a Kiev.

I costosi avvocati di Biden erano quasi riusciti a tirare il figlio dai guai, proponendo un poco onorevole ma comodo patteggiamento col quale Hunter avrebbe ammesso di aver evaso le tasse nel 2017 e nel 2018 (evidentemente la paghetta del papà presidente non bastava) per non dover finire alla sbarra. Ma alla fine il procuratore speciale David Weiss, incaricato a suo tempo da Trump di indagare sugli illeciti di Biden jr, ha deciso di chiederne l’incriminazione.

Qualunque sarà l’esito di questa battaglia, le prossime presidenziali americane tra Trump e Biden saranno più una questione legale che politica, neanche fossimo nell’Italia di Berlusconi. Di sicuro i democratici dovranno rinunciare alla presunta superiorità morale della loro parte politica, perché alcune delle colpe di Hunter sono già accertate ed è davvero difficile credere che Biden fosse all’oscuro di tutto. E se davvero lo era, il messaggio è ancora peggiore. Difficile confermare il posto di uomo più potente al mondo a uno che non riesce neanche a tenere a bada i figli.

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