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Moody’s promuove Giorgia, la sovranista che sa sussurrare ai mercati

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Se non una promozione a pieni voti poco ci manca: con la conferma del rating a Baa3 ma con outlook che passa da negativo a stabile Moody’s certifica la fiducia dei mercati nei confronti del governo Meloni, regalando commenti che da noi si leggono solo sui giornali di destra.
Secondo l’agenzia di rating infatti “le prospettive di breve termine dell’Italia sono sostenute dall’attuazione del Pnrr ma anche dai recenti miglioramenti del settore bancario”. Una sola frase sufficiente a rivoltare come un calzino le accuse piovute un po’ da tutte le parti nei confronti dell’esecutivo, che secondo opposizione e stampa starebbe del tutto sprecando l’occasione offerta dal maxi finanziamento europeo. Ma non finisce qui: gli analisti spiegano che Roma non deve preoccuparsi neanche sul front dell’energia, in quanto “i rischi legati alle forniture sono diminuiti in parte per il clima buono dello scorso inverno, ma anche per le azioni del governo”.
Parole al miele che devono aver consolato parecchio Giancarlo Giorgetti, in questi giorni costretto a far da paciere nel confronto a distanza tra Giorgia e il suo compagno di partito Salvini, che vorrebbe una finanziaria allegra come quella dei giorni del Conte I, quando i grillini erano i migliori amici dei leghisti e ci si abbandonava alle pazze spese di Quota 100 e del Reddito di Cittadinanza. E infatti il ministro dell’Economia ha commentato spiegando che il giudizio di Moody’s “é una conferma che, seppure tra tante difficoltà stiamo operando bene per il futuro dell’Italia”, approfittando dell’occasione per tentare di blindare la Finanziaria: “alla luce del giudizio espresso dalle agenzie di rating – ha spiegato – ci auguriamo che le prudenti, responsabili e serie politiche di bilancio del governo, pur nelle legittime critiche di un sistema democratico, siano confermate anche dal Parlamento”.
Chi non parla invece sono le opposizioni, che preferiscono parlare del mancato intervento della Schlein ad Atreju in mancanza di argomenti migliori. E soprattutto non parla il povero Landini, reduce dal mezzo flop della manifestazione di Roma di venerdì, disertata come previsto dalla Cisl (vedi l’articolo del nostro direttore), e infiacchita dal dimezzamento dello sciopero voluto da Salvini, che ha reso il venerdì dei romani quasi meno caotico del solito. Ci mancava solo Moody’s a fiaccare la portata delle critiche del segretario della Cgil alle politiche economiche della maggioranza.
Il giudizio di Moody’s è però anche un monito ai sovranisti all’amatriciana, sempre pronti a gridare al complotto e liquidare come insignificanti i giudizi delle agenzie di rating quando queste non danno i voti che ci si sente di meritare. Certo non sono entità infallibili, ma per la maggior parte delle volte fanno il loro lavoro di termometro delle aspettative (e delle ansie) degli investitori in maniera neutrale, senza simpatie per questo o quel colore politico.
Questo risultato conferma che la Meloni fa bene ad avere un atteggiamento pragmatico nella sua politica economica, e pazienza se qualche nostalgico della Giorgia da opposizione griderà al tradimento e vorrà seguire le sirene dell’armata Brancaleone organizzata a destra della destra dall’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno.

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