Conversazione con Vince Tempera

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Chi non ricorda o non ha mai canticchiato Ufo Robot, Heidi, o le canzoncine dell’Ape Maia, Daitarn III o Hello Spank? Il compositore è lo stesso che contribuì ai brani di successo di Lucio Battisti, Mina, Giuni Russo, Francesco Guccini, e la cui colonna sonora per il film “Sette note in nero” fu scelta e ripresa da Quentin Tarantino per il suo “Kill Bill Vol.1 (http://youtu.be/6UXvxQfVazo).
Sarà un caso, ma lui, con Mario Lavezzi, Alberto Radium, Bob Callero, Gianni Dall’Aglio, fondò nel 1974 una band rock-progressive, pensate un po’ chiamata “il Volo”.
Di chi sto parlando? Ovviamente il Maestro Vince(nzo) Tempera, uno degli storici Direttori d’Orchestra del Festival di Sanremo. Era per cui inevitabile non approfittare della sua amicizia e regalarvi un suo punto di vista su questa 65a edizione e rubargli qualche aneddoto.

Ringraziandoti del tuo tempo, dai ai nostri follower un tuo pensiero sul Festival:

“Come tutti i Festival di una volta, si partiva con tante speranze e tante illusioni e qualcuno tornava a casa con le pile nel sacco, come mi accadde nel 1970 quando, chiamato dalla Ricordi, diressi Rocky Roberts, con il brano “Accidenti” di Ricky Gianco, in coppia con il Supergruppo, composto da Ricky Gianco, Victor Sogliano dell’ “Equipe 84”, Mino Di Martino de “I Giganti”, Gianni Dall’Aglio de “I Ribelli” e Pietruccio Montalbetti dei Dik Dik, che uscì dalla competizione alla prima serata. Nessuno se la prese. La realizzazione di un brano, la partecipazione al Festival la prendevamo come una partita al Casinò, nessuno poteva immaginare che quella canzone sarebbe poi diventata un grande successo, che avrebbe fatto guadagnare una barca di soldi.

Casinò, poker, discografici, …si è sempre avuto il sospetto che il vincitore del Festival fosse deciso a tavolino…

I complotti avvenivano quando c’era un unico referente, quali Ravera, Aragozzini, … Loro si distribuivano i secondi posti, le vittorie, di anno in anno: un anno toccava alla RCA, l’anno successivo alla Voce del Padrone (“Quando quando quando” di Tony Renis, “Nel sole” di Albano, “Roma nun fa la stupida” di Bruno Martino,… e che poi diventò definitivamente l’etichetta discografica EMI), l’anno ancora dopo magari la C.G.D. (fondata da Teddy Reno, che aveva l’esclusiva italiana del catalogo dell’americana CBS, e che fu prima inglobata dalla Sugar, e poi successivamente nell’88 passata alla Warner Music, che nel 2004 ne ha cancellato l’esistenza ed il logo, assorbendo l’intero catalogo nella sua Atlantic Records).
L’importante era comunque esserci, perché poi la discografia fuori era un’altra cosa e tanto per restare in esempi della mia carriera, nel ‘77 condussi l’orchestra per il brano “Vado via” di Drupi, che non fu finalista ma poi ebbe un successo internazionale e tradotta in varie lingue.

Il Festival di Sanremo quindi si conferma non essere uno specchio dei gusti musicali degli italiani

Sento in tanti pontificare i desideri del pubblico sulle scelte dei brani in gara nella kermesse, ma in realtà è tutta una stupidaggine, si fa un brano, si sceglie di proporlo, c’è una gara, e il voto è sovrano, poi magari accade che dopo il Festival un brano scala la classifica o resta in cima per più tempo su altri, o se ne innamora qualche regista o radio all’estero o l’inserisce in un suo film o lo passa alla radio, e si innesca un meccanismo a catena, che porta ad esser più diffuso di altri, ma all’inizio non è altro che un gioco d’azzardo, in cui si investe ed è normale che non è piacevole perdere, ma non saprai mai se ti alzerai dal tavolo con le tasche vuote o colme.

Si è parlato di questa edizione come il Festival dei Talent, per la presenza di numerosi artisti, provenienti dai talent show, Chiara Galiazzo (2012) e Lorenzo Fragola (2014) da X-Factor, Annalisa, Moreno, Dear Jack, ed anche Enrico Nigiotti Amici di Maria De Filippi…

…prendi dei ragazzi, con un bel faccino, che suonano decentemente, con delle canzoni ai tempi attuale, alla moda, li sottoponi alla sovraesposizione mediatica, ed il gioco è fatto. E poi hai quegli artisti di talent, che dismessi i panni dei concorrenti del formato scompaiono, un po’ come i politici, che hanno bisogno dei talk-show per sopravvivere, o dopo due mesi ce li si scorda. In altre parole, la De Filippi ha ripreso il vecchio Cantagiro, strutturandolo all’interno di uno studio televisivo, visto che è poi la televisione a girare nelle case degli italiani…anche nel Cantagiro c’erano le sfide, e poi le finali.

Ritorniamo alle canzoni di questa edizione

Ho sentito sì arrangiamenti fatti bene, per carità, ma manca assolutamente in genere nella musica italiana di oggi, ma manca quel mood nel sound, nello stile, che la rende più o meno piatta, tutta uguale, sia che tu faccia rock o una canzone d’amore, con i violini.
Sicuramente mi han colpito Nek, Masini, Raf, perché loro scrivono le loro canzoni. Una grande canzone d’amore quella di Raf, che ha pagato il suo problema di salute, al momento della gara, un po’ come mi successe nel ’90, quando Nino Buonocore presentò a Sanremo “Scrivimi”, fu colpito da placche alla gola e polmonite, e fui costretto ad abbassare la tonalità di 3 toni, ma non ci riuscì lo stesso, un grande brano che poi fu ripreso successivamente dalla Pausini e da Mango.
Dicono che la musica è in crisi per colpa dei talent? Mmmh no, per colpa del digitale. Spero che ritorni la passione per la musica, quella che ti spinge a fare km per comprare dischi in versione fisica o a vedere l’artista preferito ai suoi concerti, perché ha un gusto differente che vederli da uno schermo anche se di 60” e con impianto audio DolbySurround.

Un saluto ai nostri lettori?
Assolutamente riempite le vostre vite di musica. Ciao

Antonio Dinuzzi
Amministratore SKE! Entertainment
www.skeproductions.com

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