Le cose importanti sulle elezioni in Sicilia

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Lo spoglio delle elezioni regionali in Sicilia è iniziato alle 8. Alle ore 13 circa sono state scrutinate più di mille sezioni, circa un quinto del totale, e i dati reali dicono che il candidato del centrodestra Nello Musumeci è in vantaggio rispetto a Giancarlo Cancelleri del Movimento 5 Stelle.

Fabrizio Micari, candidato del PD e di Alternativa Popolare di Angelino Alfano, è invece terzo con circa il 18 per cento dei voti e Claudio Fava, che si è presentato con il sostegno di liste di sinistra, dovrebbe ottenere il 7 per cento.

«È una proiezione equilibrata. Sono 72 punti di campionamento rappresentativi di tutto il territorio siciliano. Fino a questo punto, e con le proiezioni siamo al 10%, la vittoria di Musumeci è territoriale e quindi è molto probabile». Così il sondaggista Nicola Piepoli ai microfoni di Rai Radio 1 nello speciale dedicato alle Elezioni siciliane condotto dal direttore Gerardo Greco.

Se le proiezioni saranno confermate dal risultato reale, il centrodestra al 37 per cento potrebbe non avere la maggioranza in Consiglio regionale. La legge elettorale siciliana assegna al Presidente vincente solo 6 seggi di premio di maggioranza su 70 consiglieri.

La legge elettorale non prevede infatti il ballottaggio ed è possibile che chi verrà eletto presidente (il più votato, senza alcun quorum minimo) debba poi cercare alleanze per avere una maggioranza in Assemblea regionale. Potrebbe accadere che anche attribuendo l’intero premio di maggioranza alla lista del candidato vincente, questa possa comunque non raggiungere la maggioranza dei 70 deputati (36 seggi), come accadde nel 2012. Per garantire la governabilità della Giunta, sarebbe così necessario allargare la coalizione vincente ad altre forze politiche.

Il Parlamento siciliano avrà 62 deputati su 70 scelti attraverso liste provinciali e un eventuale voto di preferenza, con un sistema proporzionale per collegio e uno sbarramento del 5% per ciascuna lista sul totale regionale dei voti validi espressi. Faranno parte dell’Ars anche il presidente della Regione eletto e il più votato tra i candidati alla presidenza non eletti. Infine, i restanti 6 seggi andranno attribuiti come possibile premio di maggioranza, ma solo qualora le liste collegate al nuovo governatore non abbiano eletto almeno 42 deputati.

I 62 consiglieri regionali eletti saranno così suddivisi tra le province: 16 a Palermo, 13 a Catania, 8 a Messina, 6 ad Agrigento, 5 a Siracusa, 5 a Trapani, 4 a Ragusa, 3 a Caltanissetta, 2 a Enna.

Si è attestato al 46,76% (2.179.474 elettori su 4.661.111) l’affluenza in Sicilia in base alla terza e ultima rilevazione fornita dall’Ufficio elettorale della Regione. In leggero calo rispetto a cinque anni fa, quando fu del 47,41%. Un calo, dunque dello 0,65%. Ma il dato conferma, soprattutto, che oltre il 53% degli elettori non si è recato alle urne e che sono stati disattesi gli appelli contro l’astensionismo. In testa Messina con il 51,69%. A ruota Catania con il 51,58%. Siracusa 47,55%, Ragusa 47,48%, Palermo 46,4%, Agrigento 39,6%, Caltanissetta 39,83%. In coda Enna con il 37,68%.

Interessante l’aspetto messo in evidenza da Huffington Post: Vale quanto un partito minore la fetta di elettorato che alle elezioni regionali in Sicilia ha votato per la coalizione di centrosinistra ma non il suo candidato alla presidenza Fabrizio Micari. Preferendo, a quest’ultimo, il candidato del Movimento 5 Stelle Giancarlo Cancelleri. In altre parole, il voto “utile” e disgiunto si è riversato sull’esponente grillino, tutto a danno del candidato della coalizione targata Partito Democratico. In numeri, stando alle ultime proiezioni tanto di Emg/La7 quanto Piepoli/Rai, su una copertura del 40% circa (e margine d’errore del 2,8%), Micari risulta aver preso quasi l’8% in meno come candidato rispetto alla somma dei voti presi dai partiti che lo hanno sostenuto.

La coalizione Micari Presidente ha quindi ottenuto, secondo i dati provvisori ma in via di consolidamento, circa il 26,1% mentre i consensi andati al rettore di Palermo come presidente della Regione si fermano intorno al 18%. Dove sono finiti questi voti? A naso, tutti o quasi su Cancelleri che ha ottenuto il 36% circa dei voti mentre la sua lista Movimento 5 Stelle si è fermata al 28,8%. Il voto disgiunto è una pratica che spesso emerge nelle elezioni che prevedono un secondo turno, il cosiddetto ballottaggio. La tendenza stavolta assume un peso già rilevante perché avviene in una elezione aperta a più candidati e senza ballottaggio. È quindi sintomo di diversi fattori. In primis: gli elettori della coalizione del centrosinistra hanno percepito la sfida per la Regione come una corsa a due in via esclusiva: da una parte il candidato del centrodestra Nello Musumeci, dall’altro il grillino Cancelleri. Non solo: è evidente che i sostenitori di centrosinistra non hanno riconosciuto nel rettore di Palermo Micari una candidatura forte in grado di avere un quid spendibile nella corsa per Palazzo d’Orleans. No chance. E allora tanto vale orientarsi sul candidato grillino per arginare la destra.

 

 

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