Inciucio Lombardia, Gori in Regione e Maroni a Palazzo Chigi

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In Lombardia prove tecniche di grande inciucio? Giorgio Gori al Pirellone e Maroni al governo? Tutti felici e contenti a cominciare da Renzi e Berlusconi e con Salvini messo nel sacco?

Roberto Maroni ha annunciato a sorpresa la decisione di non ricandidarsi alla presidenza della Regione Lombardia per motivi esclusivamente personali. Al tempo stesso però ha chiarito di non avere alcuna intenzione di lasciare la politica. Tutti hanno ipotizzato per lui incarichi di governo nel caso in cui il centrodestra riuscirà a vincere le prossime elezioni. Alcuni hanno addirittura avanzato il sospetto che proprio Maroni possa essere la carta segreta con cui Berlusconi tenterà di neutralizzare le mire da premier di Salvini.

Una mossa che Silvio avrebbe studiato insieme all’alleato di sempre Umberto Bossi: lanciare in pista Maroni come premier per mettere Matteo all’angolo. Ma c’è anche un altro sospetto che nelle ultime ore sta circolando con insistenza soprattutto negli ambienti del centrodestra. Ossia che Berlusconi in realtà, più che affondare Salvini con l’arma di Maroni, stia tentando in Lombardia le prove di “grande intesa” con il Pd per il dopo voto. La Lombardia come laboratorio politico del nuovo Nazareno. I boatos che circolano con insistenza in queste ultime ore ricordano fra l’altro i trascorsi berlusconiani del candidato del Pd. Giorgio Gori, oltre che “renziano di ferro” è persona che l’ex Cavaliere conosce molto bene e stima essendo stato a lungo un dirigente Mediaset.

La ricandidatura di Maroni avrebbe senza dubbio reso molto più difficile la scalata al Pirellone dell’iper-renziano Gori, ancora di più dopo che Liberi e Uguali di Pietro Grasso ha annunciato che presenterà un proprio candidato escludendo apparentamenti con il Pd. Certamente la strada per una vittoria di Gori sarà ora molto più in discesa dal momento che il candidato chiamato a sostituire Maroni, l’ex sindaco di Varese Attilio Fontana, non sembra avere la stessa popolarità del governatore uscente. Il tutto ovviamente con l’ottica delle larghe intese in chiave post elettorale quando, di fronte ad un probabilissimo stallo determinato dal nuovo sistema elettorale, si renderà necessario costruire maggioranze diverse in Parlamento. Un auspicio questo che del resto alberga nell’animo di Berlusconi che sa perfettamente quanto potrà essere difficile governare con un alleato scomodo come Salvini. Ecco perché il leader forzista potrebbe prendere due piccioni con una fava: portare a sé la parte anti-sovranista del Carroccio incarnata proprio da Maroni indebolendo Salvini e assicurandosi l’appoggio del Pd per un governo post voto all’insegna di un rinnovato patto del Nazareno (oggi reso molto più efficace da un Pd depurato dei retaggi ex comunisti). Su Gori insomma si starebbero tentando le prove di grande inciucio: con Maroni che comunque verrebbe ricompensato con una poltrona ministeriale nel futuro governo della larghe intese. Il 4 marzo insomma se ne potrebbero davvero vedere delle belle. 

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