Task force anti fake news – L’Ansa l’ha chiamata così: è una vera e propria pattuglia anti bufale on-line. Ma per l’opinione pubblica (per gli stessi social) è la censura che piano piano potrebbe affacciarsi. D’altronde la battaglia contro le bufale non è mai stata accettata dagli utenti, molti dei quali blogger di successo, che hanno sempre parlato di iniziative create ad arte per impedire l’opinione dei cittadini.
Scettismo – Censura o difesa degli utenti? Non serve a calmare le acque l’utilizzo di 39 esperti (tra cui rappresentanti della società civile, delle piattaforme social, delle aziende editoriali, da giornalisti e accademici, e presieduta dalla professoressa Madeleine de Cock Buning, docente dell’università di Utrecht specializzata in Proprietà intellettuale) di un Gruppo di alto livello, che ha già dato corso alla prima riunione. Per il web si tratta di una strategia tesa a tappare la bocca scomoda. In realtà si tratta di una strategia a lungo termine a cui contribuiranno anche quattro italiani: la dirigente di Mediaset Gina Nieri, il vicedirettore del Corriere della Sera Federico Fubini, l’ex direttore del Tg1 Gianni Riotta, e il docente di diritto dell’università Bocconi Oreste Pollicino
Tra i più scettici c’è un noto direttore, Marco Travaglio, che con un tweet prende in giro così l’iniziativa:
“LA FRASE DEL GIORNO L’Unione Europea vara una poderosa task force anti-fake news: ci sono pure Gianni Riotta e la manager di Mediaset Gina Nieri. La Verità è in buone mani”.
Domande web – Insomma, la domanda è questa: quali sono le informazioni false? E le opinioni, che non sono notizie, sarà ancora possibile esprimerle? Ci pensa Mariya Gabriel, fautrice dell’iniziativa a suggerire la procedura: “Valorizzare dati e fonti, per contenuti online di qualità”. Ma quanto pesa il voto delle presidenziali Usa perse dalla Clinton in tutta questa storia? E Brexit?
La storia – Torna alla mente il MinCulPop che fu concepito dal genero del Duce come modello di un ufficio stampa più aggressivo e funzionale alle esigenze del processo in atto. Il Duce allora arruolò la stampa, il problema di oggi – dei sistemi democratici – sembra invece quello di impedire la libera circolazione di idee a tutti i livelli, da quando queste vengono veicolate da chiunque, pensiamo ai blogger. Il rischio è che impedendo questa veicolazione, si finisca clamorosamente nel ricalcare sistemi dittatoriali.
Le censure nel mondo – D’altronde solo un anno fa ci spiegò La Stampa come la Turchia stesse “quietamente alzando il livello di censura su internet”. (…) Era il 4 novembre infatti quando” il governo turco aveva temporaneamente bloccato Twitter, YouTube, Facebook, Skype e Whatsapp, mentre venivano arrestati – in una indagine per terrorismo e presunti legami col PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, dichiarato fuorilegge da Ankara”.