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L’Europa si sveglia. Zoom sugli affari della mafia cinese in Italia

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Il blitz di questa mattina che ha sgominato un’organizzazione mafiosa cinese che agiva oltre che in Italia, in vari paesi d’Europa riporta alla luce la forza e l’estensione di questa criminalità organizzata nel nostro tessuto economico. Grazie alle indagini durate diversi anni (sono state avviate nel 2011) la Polizia ha scoperto che si trattava di una struttura criminale che aveva costruito il monopolio in tutta Europa del traffico su strada di merci di origine cinese realizzando  una vera e propria egemonia nel campo della logistica, imposta attraverso il metodo mafioso ed alimentata dagli introiti provenienti dalle attività criminali tipiche della mafia del grande paese asiatico. Si tratti di multinazionali del crimine che con un giro d’affari enorme sono in grado di erodere il Pil dell’Italia e dell’Europa. Il blitz contro la mafia cinese. Un impero dell’illegalità costruito mediante sistemi clandestini di sbarco in Italia che alimenta un mondo “parallelo” del credito cinese attraverso i canali di riciclaggio e una fitta rete di scambi e collaborazioni con le mafie italiane.

LEGGI L’INTERVISTA AD ANTONIO MARIA RINALDI CHE COMMENTA IL BLITZ

Negli anni non sono mancati i segnali di allarme sull’aggressività della mafia cinese. Secondo  la relazione della Direzione investigativa antimafia del luglio 2017, “diversi imprenditori cinesi sono risultati coinvolti nella produzione di capi di abbigliamento contraffatti o riportanti un falso Made in Italy. Il documento mette anche in evidenza che “contraffazione e riciclaggio rappresentano un ulteriore terreno d’incontro tra le organizzazioni cinesi e le mafie italiane, in primis la camorra”.

Contraffazione e immigrazione clandestina sono voci importantissime della mafia cinese in Italia. Luca Rinaldi ha scritto su Linkiesta che “il primo si è radicato in particolare nella zona di Prato, dove nel corso sono fiorite fabbriche e capannoni clandestini spesso ai limiti della schiavitù e delle norme di igiene e sicurezza”.  Tra le attività illegali più redditizie anche la prostituzione e la droga. I gruppi criminali cinesi si sono specializzati  nella produzione e nel commercio dello Shaboo, una metanfetamina pura che tiene svegli e iperattivi. I cinesi avrebbero organizzato una grande base logistica in Polonia. “Qui la droga sarebbe prodotta da “chimici” di origine vietnamita che poi affiderebbero la commercializzazione della “roba” alle reti filippine e cinesi che, a loro volta, le importerebbero in Italia passando attraverso Ungheria e Repubblica Ceca”, spiega un approfondimento del Giornale.

Ancora una relazione prodotta dalla Direziona nazionale antimafia rilasciata nel 2015 aveva messo sotto la lente d’ingrandimento delle autorità italiane che “tra le tipologie dei reati commessi in Italia dai gruppi cinesi si nota un trend di crescita per i delitti di riciclaggio”. Un trend confermato da un inchiesta della procura di Firenze che ha sfiorato anche Bank Of China (istituto di credito controllato dallo stato cinese), coinvolgendo un centro di money transfer di Bologna e un’agenzia viaggi di Prato specializzata in voli verso l’Asia, arrivano alla Chinatown milanese di via Paolo Sarpi. In una lunga inchiesta di Antonio Talia pubblicata su Internazionale si racconta che le indagini sono andate avanti per cinque anni e che hanno portato alla scoperta di un maxi sistema di riciclaggio che nel 2015 è sfociata nella richiesta di rinvio a giudizio per 297 persone.

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